Luca Cirillo giornalista professionista areanapoli
“E’ stato il primo vero snodo stagionale e naturalmente era necessario un doppio tempo: uno per decidere quale direzione prendere, e un altro per studiare il miglior modo possibile per andare avanti con convinzione. Facendo un passo indietro, direi che ha inciso non poco anche il trauma psicologico dell’addio di Higuain, il mancato arrivo di un erede di pari livello, la poca serenità iniziale di Insigne ed inoltre la gestione poco lungimirante di Gabbiadini che forse andava ceduto a giugno scorso. E’ tutta una consecutio di eventi, non limiterei tutto alla sventura capitata all’attaccante polacco che, a conti fatti, ha riservato paradossalmente la sorpresa Mertens. C’è un libro, “Malattia e destino”, in cui il significato di una frattura è la risposta del corpo al non voler vedere la fine di una situazione ormai vecchia per aiutare a vedere il nuovo. Quel periodo è servito a Sarri per meditare, studiare…”
Si è ridotto sul piano mentale, sulla convinzione, sulla maturità. Per capire il momento di un viaggio, di un progetto, bisogna ricordare da dove si è partiti. Il Napoli rispetto alla Juventus è ancora indietro sul piano dell’organizzazione societaria, sulle strutture, sul settore giovanile, nel rapporto con gli altri club e con le scuole calcio soprattutto campane. Quest’ultimo punto può sembrare un’assurdità, ma è così anche se per fortuna il vento sta cambiando. Se poi vogliamo fare un semplice confronto tra le prime squadre, sic et simpliciter, direi che la Juve ha il portiere più forte di sempre, due terzini straordinari e un po’ di esperienza in più a centrocampo e in attacco. Il lavoro strepitoso di Sarri ha annebbiato un po’ la vista a tutti, in senso positivo, e questo spettacolo offerto ci fa pensare di essere più di quanto in realtà siamo. E lo stesso Sarri ha avvertito l’ambiente di non cadere nella trappola mediatica in relazione allo scudetto. La squadra è forte, è pronta, è competitiva, ma serve qualche ritocco per poter sognare su solide basi. Confermare il gruppo, eliminare i rami secchi e inserire qualche calciatore esperto e avvezzo alla vittoria. Molto dipenderà dall’esito della Champions e dalla fame che avrà la Juve. La Roma riparte da un nuovo tecnico e i soldi non basteranno alle milanesi per rilanciarsi subito. Sarà un anno importante per la storia del Napoli targato De Laurentiis”.
Le differenze sono totali, due situazioni completamente opposte. Benitez voleva andare via, fu quasi costretto a restare e la squadra si presentò ai nastri di partenza, contro l’Athletic Bilbao nei preliminari di Champions, con Rafael tra i pali in luogo di Reina, Britos terzino sinistro e Gargano in mediana accanto ad un Jorginho fuori ruolo. La squadra fu letteralmente smontata rispetto a quanto costruito l’anno precedente. In più lo stesso tecnico spagnolo si rese protagonista a mio avviso di una dichiarazione infelice (“uscire dalla Champions non sarebbe un dramma”) a prescindere dal cattivo operato del club che, dal canto suo, probabilmente non se la sentì di fare un mercato per un tecnico che viveva da separato in casa. Sarri, invece, ha stretto un patto con il club e con la squadra per dare una grande gioiai ai tifosi. La sensazione è che il prossimo anno si chiuderà un ciclo comunque vada. La clausola voluta da Mertens lo lascia pensare, così come le parole del tecnico sul contratto. Non credo che la preparazione anticipata possa creare problemi. Europeo U21 a parte, non ci sono competizioni estive e al Napoli servirà solo un pizzico di concentrazione in più per preparare al meglio il doppio match del preliminare. I rischi ci sono, Sarri ha già alzato la guardia contro i facili trionfalismi. E ha fatto bene“.
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