Le IntervisteVarie-Calcio

Guardiola: “Non ho inventato il tiki taka, devo tutto a Yohan Cruyff “

Pep Guardiola al Festival dello Sport a Trento ha parlato del calcio Italiano e del suo Tiki taka con Messi massimo protagonista.

Pep Guardiola insieme ad Arrigo Sacchi e Caro Ancelotti ha parlato partecipato all’evento: “La bellezza del calcio raccontata dai grandi maestri“. organizzato nell’ambito del festival dello sport. Guardiola ha rilasciato interessanti dichiarazioni sul calcio italiano e sul suo famoso Tiki Taka. Ecco quanto evidenziato

Yohan Cruyff

“Il bello del calcio è che tutto è possibile, il calcio è l’unico gioco al mondo dove bisogna tirare in porta per vincere. Anche in Premier in Inghilterra le piccole si stanno evolvendo. Difficile commentare in generale, ma la tendenza è questa qui. Ogni calcio ha la sua identità, se vedo il Sassuolo mi dà l’aria di avere un calcio propositivo. Yohan Cruyff mi ha fatto innamorare di questo sport, ci faceva vincere e ci diceva il motivo”.

Il tiki taka

“Come è nato il tiki-taka? Io non ho inventato niente, con il Barcellona ho vinto due volte la Champions con 7-8 giocatori provenienti dal vivaio del Barcellona, la società ha avuto la fiducia in me, ho trovato un gruppo di giocatori che si volevano bene e già si conoscevano bene.

Ci volevamo mangiare il mondo e ci siamo riusciti. Siamo stati costanti negli anni, a quei ragazzi piaceva tantissimo giocare a calcio. Il tiki-taka è un concetto che non mi piace molto perchè sembra un qualcosa di ludico, ma è invece è qualcosa di molto serio e c’è dietro tanto studio.

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Che giocatore è Messi

Messi? E’ un animale feroce, ha sempre voglia di vincere, ha sempre aiutato tantissimo i compagni”.

Cosa manca al calcio italiano? 

“A me sembra niente. La storia non si scrive per un mondiale o due anni. L’Italia deve imparare dagli errori, riflettere, ma non credo manchi qualcosa. E’ un paese che ha vinto in più modi ed in più periodi, forse dobbiamo imparare noi. Alcuni restano sulla filosofia di difendere, altri hanno mentalità diversa, ma anche difendere è un talento e l’Italia resta maestra.

Poi perdere fa parte del gioco, capita, è normale, anzi si perde più di vincere nel calcio. Futuro in Italia? Perché no, chi l’avrebbe detto che sarei andato in Germania parlando in tedesco. Se mi piace Insigne? Senza dubbio.

Poi la battuta su Ancelotti: “Cosa ruberei a Carlo? I capelli (ride ndr)!”.

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