Il grande Torino. In un incidente aereo scomparve la squadra più forte del mondo. Ma la storia non finì sulla collina di Superga.
Il pomeriggio del 4 maggio 1949 il tempo è pessimo: pioggia fitta, raffiche di vento, visibilità di appena 40 metri. Alle 17.03 i piloti del trimotore Fiat G.212 delle Avio Linee Italiane, che riporta dal Portogallo in Italia il Grande Torino dopo una amichevole col Benfica, iniziano la manovra di atterraggio, convinti di trovarsi all’altezza dell’aeroporto di Torino.
Il pilota, che credeva di avere la collina di Superga alla sua destra, se la trova invece improvvisamente davanti e non può fare nulla per evitarla. L’aereo si schianta contro il terrapieno della basilica. Nella tragedia non ci sono sopravvissuti.
IL GRANDE TORINO
Il Grande Torino, la squadra di calcio che divenne immortale morendo nello schianto di un aereo contro il terrapieno della basilica di Superga (e molti in città giurarono con affettuosa bugia di avere udito il boato, alle cinque della sera, fra i rumori spinti di quel maledetto temporale).
Il Grande Torino era lo strumento più comodo, facile, immediato per raccontarci addosso, noi italiani, che c’era la rinascita dopo la guerra, la speranza dopo le macerie, una qualche possibile vittoria dopo la sconfitta.
Quel 4 maggio 1949 arrivò un messaggio dalla radio: «morti tutti, quelli del Toro, a Superga, su un aereo».
Tutta Torino ai funerali, tutta l’Italia insieme nel dolore. Undici giorni dopo la tragedia, in un’Italia ancora scossa e commossa, il Torino tornò in campo: schierò i giovani del vivaio e vinse le quattro partite che restavano.
Partì la ricostruzione, lunga e sofferta, finché, 27 anni dopo l’incidente che aveva cancellato una generazione di campioni, i granata rividero la luce. Appuntandosi lo scudetto sul petto.
Il Grande Torino autorizzava tutti i suoi innamorati, i suoi tifosi, a sentirsi non solo vivi ma forti e comunque speranzosi, e persino belli della bellezza che lo sport sparge (spargeva?) intorno.
QUEL TORINO VINSE CINQUE SCUDETTI CONSECUTIVI. ECCO LE FORMAZIONI
- 1942-1943 Bodoira, Piacentini, Ferrini, Baldi, Ellena, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II Allenatore: Kuttik (poi Janni)
- 1945-1946 Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II Allenatore: Ferrero
- 1946-1947 Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola (Menti), Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II Allenatore: Ferrero
- 1947-1948 Bacigalupo, Ballarin, Maroso (Tomà), Grezar, Rigamonti, Castigliano (Martelli), Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II (Ossola) Allenatore: Sperone DT: Copernico
- 1948-1949 Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar (Martelli), Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola Allenatore: Lievesley DT: Erbstein.
LE 31 VITTIME DELLO SCHIANTO DI SUPERGA
Giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Milo Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Revelli Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Pierino Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert.
Dirigenti: Arnaldo Agnisetta, Ippolito Civalleri, Andrea Bonaiuti. Allenatori: Egri Erbstein, Leslie Lievesley, Ottavio Cortina (massaggiatore).
Giornalisti: Renato Casalbore, Renato Tosatti, Luigi Cavallero.
Equipaggio: Pierluigi Meroni, Cesare Bianciardi, Celeste D’Incà, Antonio Pangrazzi.