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Ciro Mertens e Napoli: 9 anni d’amore del belga più partenopeo che ci sia

Ciro Mertens saluta Napoli dopo 9 anni. Fortissimo resta il legame tra l’attaccante belga e la città partenopea.

CIRO MERTENS- NAPOLI. La migliore descrizione del legame tra Dries Mertens e Napoli, è sicuramente quella del giornalista Bruno Marra: “L’artista fiammingo che dipinge il suo affresco nell’orizzonte azzurro”. Un giorno mi invitò nella sua auto e senza che io sapessi nulla cominciò a leggere ad alta voce il mio articolo, divertendosi come un bambino. Ma la verità è che negli anni la sua realtà e la sua magia hanno superato di gran lunga la mia fantasia. Si è preso la Storia con il sorriso. Ed è questo che lo renderà per sempre unico”.

Una clip di un minuto, appena poche ore dopo una nuova versione della la macchina del fango che imperversa dalla famigerata mail degli avvocati è arrivato il definitivo addio di Napoli a Mertens, una storia cominciata nel 2013.

CIRO MERTENS

Centoquarantotto. 148 volte ‘Ciro’. Ciro? Uno nato nei dintorni di Bruxelles? Sì: ‘Ciro’ Dries Mertens, partenopeo acquisito dall’estate del 2013 quando da Eindhoven si è consumato l’approdo a Napoli del belga più azzurro che esista, entrato nella storia del club e nel cuore di un popolo.

Centoquarantotto goal (il primo il 30 ottobre 2013 al ‘Franchi’ contro la Fiorentina) rendono Mertens il bomber all-time del Napoli, ma fermarsi alle cose di campo sarebbe ingiusto e riduttivo: tra questo ‘figlio del Vesuvio 2.0’ e la città c’è chimica, amore, simpatia reciproca, valori che rendono il legame fortissimo, ciò che ha trasformato Dries nel ‘Ciro’ che oggi tutti conoscono e ammirano, aspetti che rendono complicato per la piazza metabolizzarne mancato rinnovo e addio.

 

Se a talento e tecnica abbini anche il fiuto per la porta, non puoi che volare nell’élite. E il talento ti consente di segnare in modo non banale, spesso e volentieri con giocate super, realizzando capolavori pensati con la sfera tra i piedi. Dei 148 goal di Mertens col Napoli quelli belli sono tanti, quelli bellissimi pure: pallonetti (tipo le magie contro il Toro e la Lazio, per citarne un paio), tiri all’incrocio, conclusioni chirurgiche, siluri sotto alla traversa: nel repertorio di ‘Ciro‘ c’è tutto. E tutto ricamato con un uncinetto rigorosamente azzurro.

MERTENS, IL FALSO NUEVE DI SARRI

I circa 10 milioni spesi dal Napoli poco meno di 9 anni fa, in relazione al rendimento e alle emozioni che hanno fruttato, sembrano ‘bruscolini’: da alternativa di Insigne, pian piano Mertens si è fatto spazio nelle gerarchie di Rafa Benitez fino alla trasformazione in ‘falso nueve’ durante l’era Sarrista, quando il ginocchio di Milik ha ceduto e l’attuale tecnico della Lazio ha deciso di svoltare la propria carriera e quella del belga, rendendo centravanti un trequartista/esterno d’attacco di 170 centimetri.

Centoquarantotto reti spalmate su 9 stagioni, dicevamo: ‘Ciro’ i picchi massimi in termini realizzativi (sottolineando come sia andato sempre in doppia cifra) li ha toccati tra il 2016 e il 2018 giocando da terminale avanzato, un ruolo che – anche grazie al calcio champagne di Sarri – gli ha consentito di bucare le porte avversarie rispettivamente 34 e 22 volte in due annate.

 

IL BOMBER DAL BELGIO

Ad un certo punto, visto che timbrare il tabellino marcatori ormai era diventata routine, in un’intervista del 2017 a ‘Bleacher Report’ Dries decise di mettere i puntini sulle ‘i’.

“Credo che con i goal che ho segnato oggi, possiamo accantonare il termine ‘falso’ e dire io sono solo un vero nove”.

Prato verde ma non solo, perchè scorrendo quelle dichiarazioni traspare tutta la napoletanità di chi è arrivato da semisconosciuto e ha saputo prendersi il cuore della gente.

“Pazzesco come qui vivano il calcio, per vedere qualcosa del genere forse bisogna andare in Argentina. Tutti mangiano e dormono per questo. Mi piace vivere come una persona del posto: quando sei da qualche parte, si deve cercare di assimilare la cultura di quel luogo e cercare di adattarsi. Mi fanno sentire bene, quindi cerco di vivere come loro”.

Esatto: lo incontri per strada e non ti nega mai un saluto, un selfie o un autografo, gira per il centro storico o Posillipo (dove ha risieduto, a Palazzo Donn’Anna, “un posto che ti prende l’anima: al mattino mi sveglio e vedo il mare”), sembra un amico con cui esci a bere un caffè al bar: la forza di Mertens, probabilmente, più che col pallone al piede sta in questo. Nella sua semplicità, in chi a dispetto della fama resta umile tra sorrisi, tour per la città ed impegno nel sociale. Già, perchè l’ultimo fattore ha innalzato ulteriormente i decibel dell’amore di Napoli per ‘Ciro’.

CIRO ROMEO

‘Ciro’ come Ciro Romeo, il piccolo dato alla luce a fine marzo da Kat Kerkhofs in una terra divenuta seconda casa. Un altro Belgio, colorato da sole, Golfo, pizza e Vesuvio.

“Quando Mertens ha ricevuto l’offerta del Napoli avevo 24 anni – ha raccontato qualche mese fa Kat ad ‘HLN’ – Insieme abbiamo deciso di accettare, senza sapere a cosa andavamo incontro. All’epoca, Dries stava seriamente valutando di andare a giocare in Russia per soldi. In quel periodo pensavo che la nostra vita sarebbe stata diversa, che avremmo dovuto spostarci ogni anno, ed invece abbiamo fatto la scelta consapevole dell’Italia. Oggi, trascorsi nove anni, posso dire che Napoli e l’Italia ci hanno del tutto formati. Siamo completamente integrati nella cultura e nel modo di vivere degli italiani. Tanto che abbiamo anche rifiutato più di qualche offerta per restare qui”.

“Dries a Napoli è un Dio, ma ormai anch’io ho la mia vita qui. I miei impegni, i miei amici. Dovessi scegliere io, rimarrei a Napoli. Abbiamo trovato un paradiso, un paradiso nascosto in un guscio ruvido”.

Un guscio ruvido, come lo definisce ‘lady Mertens’, che se capito e vissuto nel modo giusto riserva gioie. Come quelle che Dries ha regalato ai tifosi azzurri in queste 9 stagioni, durante le quali – con 397 presenze e, per l’ennesima volta è doveroso ricordarlo, 148 goal – il belga ha anche alzato al cielo due Coppe Italia nel 2014 e nel 2020, la Supercoppa Italiana conquistata a Doha 8 anni fa e vissuto notti Champions da capogiro (tipo quella col Real Madrid nel 2017 o contro il Barça di Messi a ridosso della pandemia).

MERTENS, NAPOLI E IL SOGNO SCUDETTO

All’appello manca lo Scudetto, il titolo/sogno coltivato: inseguito ed accarezzato con Sarri e nel campionato appena trascorso, ma durante la ‘love story’ tra Mertens e il Napoli mai divenuto realtà. Un cruccio naturale, soprattutto se nell’immaginario collettivo sei il ‘Masaniello’ della gente: “Dei 9 anni che sono qua – ha ammesso Mertens a ‘DAZN’ dopo il 6-1 del 30 aprile al Sassuolo – credo sia quello in cui sono più deluso, anche più rispetto alla stagione dei 91 punti”. Come dargli torto.

Una casella vuota che non inficia però lo splendido matrimonio tra ‘Ciro’ e Partenope, sancito nel 2013 e suggellato a suon di reti, dribbling e quella capacità di essere ‘uno di loro’. Il rapporto speciale con Tommaso Starace – lo storico magazziniere – che ha dato vita all’ormai celebre esultanza con balletto e linguaccia incorporata dopo un goal, certifica l’importanza capitale che il belga ha avuto nello spogliatoio. Amico dei compagni, amico dei napoletani, professionista dentro e fuori dal campo.

“Io qui sono un uomo felice e lo è la mia famiglia – confidava Dries al ‘Corriere dello Sport’ lo scorso gennaio – Dal primo momento ho avvertito un’attrazione fatale per la città, per la gente. Qui ci sono nove anni ed un quarto della mia vita: ci sono stato, e ci starò, sempre bene, perché ho immediatamente avvertito affetto. Sono stato fortunato nella scelta”.

Mertens ha riscritto la storia del Napoli, è un’icona e resterà tale per sempre. Anche se le strade si sono separate. Perchè in fondo, la simbiosi tra Dries e l’azzurro non potrà essere scalfita da niente e da nessuno.

Dries  va salutato come merita il più grande marcatore di tutti i tempi nella storia del club: con rispetto e con amore. Come dovrebbe fare ogni singolo vero tifoso del Napoli, senza prestare il fianco all’ulteriore sventagliata di merda nel ventilatore, perché preservare la nostra storia vuol dire rispettare la nostra maglia, la nostra identità. Senza queste, noi non siamo niente.