Impressionante silenzio della stampa nazionale sulla tragedia di Torre Annunziata. La strage nel sud senza voce che non va in prima pagina.
Di Biagio de Giovanni Il Mattino
Torre annunziata e il silenzio della stampa nazionale
Impressionante il silenzio di quasi tutta la stampa nazionale, rare le eccezioni, sulla tragedia di Torre Annunziata: otto morti, compresi due bambini che avevano appena iniziato a provare che cosa significa la gioia di vivere, un palazzo che cade per intero, come un castello di carta.
Un silenzio che fa riflettere, come se ciò che accade da noi, in questo Mezzogiorno, non sia per davvero degno di notizia e, in questo caso, perfino di pietas: dispiace dirlo, lo si scrive un po’ a fatica, ma questa è l’impressione.
Un silenzio rumoroso
Il silenzio della stampa, che può significar niente, o può essere un silenzio più rumoroso di qualsiasi rumore. E anche se lo si vuol classificare come semplice disattenzione, anche in questo caso degli interrogativi si aprono sul perché una cosa simile, avvenuta in una piccola città del Sud Italia, non faccia «notizia».
A me pare che sia così, che sia un silenzio rumoroso. Quel rumoroso silenzio di cui parlavo è forse il silenzio dell’indifferenza, di ciò che non fa «notizia».
Che altro deve avvenire lì, in quella piccola città del Mezzogiorno, se non questo, dovuto ad atavica arretratezza del tessuto civile? La pietas per i morti è coperta da un rigo, da poche righe in un angolo dei quotidiani, il rispetto minimo dovuto a una vicenda così.
La strage nel sud senza voce che non va in prima pagina
Non so, forse sto dando a quel silenzio, a quel vuoto quasi unanime, un significato che non ha; o forse colgo qualcosa che per davvero attraversa quel direttorio di fatto che oggi giudica la gerarchia delle notizie e spesso dei commenti alle notizie.
E sto forse forzando l’immagine del Mezzogiorno di oggi, del suo isolamento, del suo non contare, non aver voce. Giudichi il lettore. Ma sento, intanto, che, essendomi troppo allontanato dall’evento accaduto, si possa aver l’impressione che lo abbia quasi visto come un fatto che ci consente di riflettere su altro.
Una tragedia seppellita negli inserti locali
E però non è così, mi pare che non sia così. Una tragedia di queste dimensioni, seppellita nella quasi dimenticanza, confinata magari negli «inserti» locali, va ricordata anche per ciò che sembra indicare della condizione dello spirito nazionale, per una possibilità di lettura che, senza perder la pietas, provi a far comprendere un suo più generale significato.
Una volta si sarebbe detto: se questo può aiutare a riflettere…Oggi si riceve l’impressione che non sono molte le cose che aiutano a riflettere, ognuno chiuso nel suo retrobottega. Ma a questo non tutti si rassegnano, e anche perciò si continua a scrivere.