L’ex attaccante, oggi opinionista Sky, si racconta tra ricordi del Torino e analisi del presente
Dal treno preso a 13 anni con destinazione Torino fino agli studi di Sky Sport, Fabio Quagliarella ripercorre la sua carriera ai microfoni de Il Mattino, soffermandosi in particolare su Antonio Conte e sul suo nuovo Napoli.
L’ex bomber svela un retroscena importante sui suoi tempi alla Juventus: “”n quell’estate mi volevano sia Lazio che Roma. Sembrava tutto fatto quando arriva una telefonata di Conte: ‘Dove vai? Non se ne fa niente’. E quando lui ti parla così, cosa puoi fare? Ovviamente sono rimasto. Lo stesso accadde a gennaio col West Ham. Eravamo a Miami in tournée”.
Racconta l’ex attaccante, “e dopo giorni di lavoro durissimi Conte ci concede una serata libera, ma con un ordine preciso: ‘A mezzanotte tutti in camera’. Io rientro verso l’una sentendomi in colpa, pensando di essere tra gli ultimi, ma ero il primo a tornare.
Ovviamente lui sapeva già tutto e il giorno dopo era furioso: ‘Il primo che si ferma durante la corsa lo metto fuori rosa’, ci dice minaccioso. Verso la fine dell’allenamento si ferma Pirlo. Ma Conte? Seraficamente fischia tre volte: ‘Allenamento finito, va bene. Tutti a fare la doccia’. D’altra parte, se avesse messo fuori rosa Pirlo avremmo fatto noi una protesta”.
Sul metodo Conte non ha dubbi: “È schietto, diretto, parla tanto. Se deve dirti una cosa non fa giri di parole e questo ai calciatori piace. È un vincente sotto ogni punto di vista: ti cambia mentalità e preparazione fisica. Tatticamente codifica tutto nei primi 70 metri, ma davanti lascia libertà al talento. Già immagino cosa dice a Kvara: ‘Fai qualcosa, inventa tu'”.
Sul Napoli attuale, Quagliarella ha le idee chiare: “È sempre più il Napoli di Conte. Sono d’accordo con lui quando dice che la pressione deve essere sugli altri. Ma conoscendo la sua mentalità, so che vuole sempre tenere il piede sull’acceleratore. Non è ancora il suo Napoli al 100%, è questione di tempo. E poi manca ancora il miglior Lukaku”.
Sulla sfida di domani contro il suo Torino: “Sono arrivato in granata a 13 anni, devo tanto al club e alla città. È la mia seconda casa. Il Napoli dovrà temere la voglia di rivalsa del Toro e un ambiente che sarà molto caldo. Vanoli è un ottimo allenatore, anche se dopo l’infortunio di Zapata hanno accusato troppo il colpo”.
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