Davano per spacciate le meridionali come il Napoli, eppure ad alzare il trofeo contro tutti i pronostici saranno proprio gli azzurri.
Com’è che si dice? “Quelli che non sbagliano mai perdono molte occasioni per imparare qualcosa”. Questa volta anche i migliori esperti, quelli sempre in prima linea per dettare pronostici spacciandoli per ‘mezze verità’, ma anche quelli sempre pronti a battere il chiodo sulla questione delle disparità tra Nord e Sud, sulla marginalizzazione di quest’ultima e la decadenza delle squadre meridionali, dovranno ricredersi. Il motivo? Semplice: entrati nel ‘rush’ finale di questa stagione calcistica immensa sotto ogni punto di vista, possiamo tirare le somme (in realtà le potevamo tirare già a cinque giornate dalla fine) su chi ha predominato in lungo e largo, ovvero il Napoli di Luciano Spalletti.
Ebbene sì, quando tutti sulle griglia di partenza ad agosto si aspettavano probabilmente il ‘solito’ campionato con la superiorità indiscussa delle due milanesi o, rullo di tamburi, della Juventus, la stessa invischiata nel pieno delle indagini per plusvalenze e manovre stipendi, la stessa che potrebbe o meno, qualora l’UEFA decidesse per l’esclusione, di non partecipare a nessuna coppa europea.
Signori e signore, a voi il colpo di scena. Questo Napoli ‘megagalattico’ ci ha regalato uno stravolgimento senza precedenti, riportando gioia, serenità, festeggiamenti, introiti (e aggiungiamoci anche polemiche, ma quelle non sono mai mancate) nell’ambiente partenopeo dove il tanto ambito Scudetto mancava ormai da 33 anni. E scusateci se continuamo ancora a festeggiare dopo le ‘cantilene’ continue dei pro Juve, Milan o Inter, ma questa volta ad alzare il desiderato trofeo è proprio una squadra del Sud, quella forse meno ‘accreditata’.
Il 4 giugno sarà l’atto finale, quel Napoli-Sampdoria che va verso un soldout che per l’ennesima volta in stagione si ripete. Peccato solo che sarà la data in cui saluteremo anche il mister che ha permesso tutto questo, o quasi. Quel tecnico che è riuscito a dimostrare il suo valore attraverso un lavoro incessante e discreto che alla fine ha fatto ricredere tutti e ha dato i suoi frutti. La sua abilità nel gestire la squadra e motivare i giocatori è stata evidente, portando alla conquista di un titolo che mancava da tanto tempo. Doveva forse provare a mettersi in gioco, ma ha preferito lasciare il ‘trono’ ed evitare poi nella stagione successiva di vanificare il suo grande lavoro facendosi additare l’etichetta di ‘scarso’ per un secondo posto.
Ma pazienza, anche qui potrebbe utilizzare una ‘massima’ per non disperare: “Morto un Papa se ne fa un altro”. Il prossimo? Se da una parte avevano tutti già cominciato a parlare spagnolo con il possibile arrivo di Luis Enrique, dall’altro invece si resterà in Italia con l’arrivo, ormai quasi dato per scontato, di Vincenzo Italiano. Ma va bene così: sperando in un ciclo che duri un po’ di più.