Criscitiello: “Conte è stufo, De Laurentiis anche”

criscitiello milan inter

Benvenuti al Sud. Dove il calcio non è sport, ma religione. Dove uno scudetto, una promozione o una retrocessione cambiano l’umore di una città più di qualsiasi altra cosa. Come scrive Michele Criscitiello nel suo editoriale su Sportitalia, la Campania non è solo una regione: è un microcosmo di emozioni e contraddizioni, con storie profondamente diverse ma tutte intrecciate dal filo della passione calcistica.

Napoli sogna, ma il futuro con Conte è un rebus
Napoli sogna il quarto scudetto, ma lo fa con il fiato sospeso. Perché se da una parte c’è Antonio Conte, garanzia di ambizione e competitività, dall’altra c’è un presidente come Aurelio De Laurentiis che – secondo Criscitiello – «ha i soldi, eccome, ma non ha saputo gestire Conte soprattutto da dicembre in poi».

Il gelo tra i due è noto da tempo. «Vi avevamo già parlato della tensione – ricorda Criscitiello su Sportitalia – e vi avevamo fatto anche il nome di Allegri, ma pochi ci hanno creduto». Ora invece la situazione è sotto gli occhi di tutti: Conte è stufo, De Laurentiis anche. Il tecnico vorrebbe top player, investimenti, strutture. Il presidente pensa alla sostenibilità e a chiudere i bilanci in utile. Due visioni inconciliabili.

E mentre Napoli acclama Conte, lui capisce che restare sarebbe facile per affetto verso la città e la sua gente, ma impossibile sul piano progettuale: «fare calcio senza centro sportivo, senza dirigenti all’altezza, senza una visione europea, è una missione che nemmeno lui può compiere da solo».

Avellino, la rivincita dopo l’inferno: è Serie B
Più giù, Avellino festeggia. Dopo 7 anni, l’Irpinia torna meritatamente in Serie B. Una promozione che sa di rivincita dopo l’esclusione del 2018, vissuta come un’ingiustizia mai digerita. «Una vigliaccata romana», scrive senza mezzi termini Criscitiello.

Il merito è del presidente D’Agostino, definito “il presidente del popolo”: ha speso, ha creduto, ha lottato. E ha vinto. Lo chiamavano uomo da voti, ma i voti – alle urne – li ha persi. Sul campo, però, ha trionfato. E poi c’è lui, Raffaele Biancolino, l’uomo simbolo: da bomber in campo a vincente in panchina. Prima la Primavera 3, ora la promozione in B. Una favola tutta avellinese.

Salerno affonda: la piazza merita la A, la società no
E poi c’è Salerno, il punto più dolente del racconto. Dove si lotta per non retrocedere, ma a finire sul banco degli imputati non è la squadra: è il presidente. Danilo Iervolino, secondo Criscitiello, è “il peggior presidente degli ultimi anni”. Non ha capito le regole del calcio, e ogni giorno che passa, peggiora la situazione.

«Meglio la C con un presidente vero, che la B con Iervolino padrone», tuona il direttore di Sportitalia. Perché le piazze, le tifoserie, meritano rispetto e programmazione. E mentre Salerno rischia, altrove si sogna: qualcuno spera addirittura di affrontarla in un derby in B, segno che in Campania le rivalità non dormono mai.

Tre città, tre anime. Ma il destino passa sempre dai presidenti
Napoli, Avellino, Salerno. Tre piazze calde, appassionate, diverse. Ma con un destino comune: sono ostaggio delle scelte societarie. Come scrive Criscitiello, «se ti capita il presidente giusto, svolti. Ma se finisci nelle mani sbagliate, è la fine».

In fondo, al Sud come altrove, il calcio è sempre lo specchio della realtà. E la Campania, oggi più che mai, lo riflette in tutte le sue sfumature: tra sogni, rivincite e fallimenti annunciati.