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Bagni: “Il Napoli ha venduto lo scudetto dell’88 alla camorra? Ecco la verità”

Salvatore Bagni racconta la verità sulle voci che volevano la camorra dietro lo scudetto perso dal Napoli nel 1988 a favore del Milan.

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Salvatore Bagni
torna a parlare dello scudetto perso dal Napoli nel 1988 e delle voci che volevano la camorra dietro il calo degli azzurri nelle ultime giornate.

Bagni ha vissuto storie strane nella sua carriera (dai compagni del Perugia coinvolti nello scandalo scommesse a quelli dell’Inter che non lo abbracciarono dopo il gol della vittoria sul Genoa: scoprì, durante l’interrogatorio dell’Ufficio Indagini, che c’era un accordo per il pareggio a Marassi). L’ex centrocampista del Napoli di Maradona ne ha parlato al quotidiano il Mattino:

BAGNI LO SCUDETTO DEL NAPOLI E LA CAMORRA

La camorra non fece pressioni affinché il Napoli perdesse lo scudetto evitando di rovinare gli affari del totonero. Molti napoletani hanno un’idea fissa su quello scudetto perso. Sono convinti che la camorra non avesse ritenuto possibile che il Napoli vincesse per il secondo anno consecutivo e si fosse comportata di conseguenza nella gestione delle scommesse clandestine“.

Molti pensano che alla camorra sarebbe saltato il banco se il Napoli fosse arrivato nuovamente primo. Dicevano che non avrebbero mai fatto vincere quel campionato al Napoli. La realtà è che abbiamo commesso un errore, abbiamo pensato troppo a Ottavio Bianchi. Eravamo una squadra molto unita e nelle ultime gare ci siamo ritrovati a corto di energie. Eravamo morti, non stavamo più in piedi“.
MARADONA
Vi assicuro che non mi sono mai accorto delle particolari notti di Maradona, di cosa gli girasse intorno, tra cocaina, prostitute e camorristi

Bagni: "Il Napoli ha venduto lo scudetto dell'88 alla camorra? Ecco la verità"

 LA BUFALA DELLO SCUDETTO VENDUTO ALLA CAMORRA

Maurizio Zaccone racconta come è nata la bufala dello scudetto venduto dal Napoli alla camorra:

Questa bufala nacque in realtà l’anno prima, mentre il Napoli si accingeva a vincere il suo primo scudetto.
Siamo ad Aprile del 1987 e il Napoli che guida la classifica subisce una flessione di risultati.
Di fianco alla naturale tesi del calo psicofisico si insinua una teoria: la camorra non vuole che il Napoli vinca lo scudetto.
Chi la insinua? I soliti giornali. Con quali prove? Nessuna.
Alcuni giornalisti dell’epoca sostengono che la camorra accettò scommesse per 20 miliardi quotando il Napoli vincente 1 a 13 pertanto il secondo tricolore avrebbe portato un crack da 260 miliardi.

L’INCHIESTA DEL TRIBUNALE SUL NAPOLI E LA CAMORRA

La FIGC però volle vederci chiaro e infiltrò investigatori nella squadra.
“Il pretore penale Alfredo Fino, ex sostituto della Procura di Napoli, si mischiò ai giocatori azzurri per tre trasferte consecutive, a cominciare da Milan-Napoli del 14 dicembre“ riferì poi Repubblica.

Nel frattempo il giudice istruttore del tribunale di Napoli Bruno D’ Urso, che già aveva indagato sui clan e il gioco clandestino, interrogò tutti. Lo fece con mestiere, mettendoli a proprio agio, nelle loro case, in veste confidenziale.
Andò da Bagni, da Maradona, da Ferlaino, da Garella, da Bruscolotti.
Nessuno riferì minacce o intimidazioni.
Garella fu ancora più esplicito: “Nel momento in cui mi accorgessi che la camorra si occupa in qualche modo di me, prenderei la macchina, ci infilerei moglie e figli e me ne tornerei al mio paesello. Non sono mica pagato per fare l’ eroe”.

E allora, quei 200 e passa miliardi?: “Il giudice D’ Urso tagliò corto: Può riguardare un pezzetto di camorra, forse una famiglia che si è troppo esposta con le scommesse. Anche in questo caso, però, il Calcio Napoli non ha nulla da temere: una qualsiasi intrusione si scontrerebbe con la reazione violenta dell’ intera organizzazione”.



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