Totò divenne massone a causa della sua voglia di fare beneficenza. Il comico Napoletano incontra la massoneria nel 1945.
Di: Stella Cervasio la Repubblica
Totò divenne Massone per amore del prossimo
Totò lavorava a Roma e nelle sue incursioni napoletane trovò una città distrutta dalla guerra. Voleva fare beneficenza. Questo lo univa a due persone, due conti: Raimondo Caetani (discendente del principe di San Severo) della cui villa di Torre del Greco Totò era assiduo frequentatore, e il giornalista sceneggiatore Fabrizio Sarazani “. Proprio nella ‘A livella Totò avrebbe espresso, secondo di Castiglione, “tutta la sua anima massonica: si iscriveva la borghesia che non poteva elevarsi al livello dell’artistocrazia. E a loro si rivolgerebbe Totò per spiegare che la massoneria è miglioramento di se stessi, non ha niente a che vedere col commercio di gradi e onorificenze
Ruggiero di Castiglione è uno studioso della massoneria, materia che ha esplorato in ben 6 volumi: in aprile in libreria il saggio su Totò. “Non fu molto attivo come massone – spiega l’autore – e se ne andò deluso: la loggia non soddisfaceva i suoi ideali di benefattore assoluto”. In compenso “presentò” soci illustri: Mario Castellani, Vittorio Caprioli, la spalla di Macario, Carlo Rizzo, e il caratterista Aldo Silvani”.
Proprio di Castiglione ha ritrovato un modulo prestampato, riempito a penna il 9 aprile 1945 e firmato “Antonio de Curtis Gagliardi”, in arte Totò. La massoneria, cui l’attore aderì iscrivendosi alla loggia Fulgor di Monte di Dio a Napoli, lo chiama “testamento spirituale”.
Ma il foglio che porta i segni del tempo, al “profano” (non ancora iniziato) “marchese de Curtis Gagliardi Antonio” è un test, contiene tre domande. Alla prima: “Che cosa dovete all’umanità? “, l’attore replica: “Amare il prossimo come se stessi. Aiutarlo, fare del bene senza limiti di sorta”. Alla seconda: “Che cosa dovete alla patria?”, la risposta è: “Tutto, anche il sacrificio supremo”. Infine alla terza richiesta: “Che cosa dovete a voi stesso?” senza esitare l’autore di ‘A livella scrive “niente all’infuori del miglioramento spirituale”.
Padre Pio
Carlo Campanini, divenuto massone grazie al principe De curtis , in seguito fedele devotissimo di padre Pio. Una volta il grande caratterista domandò a Totò perché non andava con lui a trovare il cappuccino a San Giovanni Rotondo, e l’attore rispose: “Non voglio essere letto dentro”.