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WALL STREET JOURNAL Maradona è un truffatore, perché Napoli lo venera?

Wall Street Journal Maradona è un truffatore, perché Napoli lo venera?. Un articolo, a firma di Ian Lovett, tocca una icona “sacra” di Napoli: Diego Armando Maradona.

di: Adele Brunetti

Wall Street Journal Maradona è un truffatore

NEW YORK-Il Wall Street Journal pubblica un articolo – a firma di Ian Lovett – che tocca una icona “sacra” di Napoli: Diego Armando Maradona. «È un truffatore reo confesso, perché la città pensa sia un santo?», è il titolo-domanda della testata statunitense che dà il via a un servizio che, tra ironia critica e folclore spicciolo, prova a raccontare come e perché «la terza città più grande d’Italia è affollata di santuari dedicati a una ex-stella argentina del calcio con un passato di imbrogli spettacolari, idee politiche discutibili e squalifiche per doping».

I napoletani idolatrano Maradona che non è italiano e il cui passato è, a dir poco, a luci e ombre.

Il giornalista parte da una rapidissima sintesi delle devozioni locali «per Santa Patrizia – scrive – che rivolse la vita ai bisognosi e per San Gennaro attraverso una cerimonia in cui il suo sangue conservato pare si liquefi miracolosamente». Per passare all’adorazione verso il Pibe de Oro. «Soprattutto – precisa – i napoletani idolatrano Maradona che non è italiano e il cui passato è, a dir poco, a luci e ombre. La sua impresa sovrannaturale include l’aver condotto il club di calcio Ssc Napoli al primo scudetto italiano mai vinto, nel 1987, e a un secondo nel 1990. Da allora la squadra non ha conseguito più il titolo».

Quando i napoletani si svegliano, il primo pensiero è il calcio, il secondo la famiglia

Lovett cammina per il centro antico e intervista i tifosi, misurandone la fede. Va al Bar Nilo, celebre per l’esposizione di una vera reliquia, un capello di Diego. E il proprietario Bruno Alcidi ammette: «Quando i napoletani si svegliano, il primo pensiero è il calcio, il secondo la famiglia».  Ma chiamarlo santo è minimizzante, «è un Dio» ricalca il tifoso, tra le annotazioni del reporter che sintetizzano tutte le vicende controverse del “numero 10”. Senza nascondere lo stupore per la diffusa ammirazione verso un uomo che «ha lasciato Napoli in disgrazia nel 1992 dopo essere risultato positivo al test antidoping per la cocaina e aver subito una squalifica di 15 mesi».

Eresia a Napoli

Nonostante sia divino non gode però dell’approvazione di Papa Francesco che gli preferisce Leo Messi. «Eresia a Napoli», sottolinea con evidente sarcasmo Lovett che, in conclusione, dà voce anche agli “agnostici”, come Carmela Esposito che parla di «un Dio sul campo, fantastico per la squadra, non necessariamente per la città».

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