Il Cholito Simeone attaccante del Napoli parla della sua esperienza in azzurro con Spalletti e del dualismo con Raspadori.
Giovanni Simeone vive un momento bellissimo al Napoli, nel gruppo azzurro non esistono prime donne e questo il Cholito lo sa bene. Giovanni Simeone lo ha spiegato benissimo microfoni del quotidiano Argentino “Nacion:
«Qui tutto parla di Diego Armando Maradona. Spero ancora nella convocazione di Scaloni per i Mondiali. Ho fatto di tutto per venire a giocare al Napoli, per me è qualcosa di fantastico.
Il soprannome Cholito? All’inizio mi dava un po’ fastidio. Essere il figlio di può dare benefici, ma dall’altro lato pesa. Ho dovuto dimostrare il doppio».
SIMEONE E IL DUALISMO CON RASPADORI
«Qualcuno si arrende, io no. Quando Luciano Spalletti non mi fa giocare la domenica mi chiedo il perché: ha scelto Raspadori e non me? mi dico. Ma non mi arrendo e cerco il modo per convincerlo.
Non si tratta di quantità, ma di qualità: se l’allenatore ti concede cinque minuti e ne approfitti, dopo punterà su di te. Quando è arrivato il Napoli ho sentito di dover accettare, non so spiegarlo. Era destino.
Non mi sono mai sentito come mi sento a Napoli. È un grande club e questo mi motiva, ho lottato per poter essere qui.
Quando ho accettato, mio padre mi ha mandato un messaggio: Stai per giocare nel club che fu di Maradona, un sogno per tutti gli argentini. Qui tutti mi parlano ancora di Diego».
IL MONDIALE CON L’ARGENTINA
«La nazionale argentina? Ci penso sempre e farò di tutto per convincere Lionel Scaloni a convocarvi ai Mondiali, anche se è molto difficile: l’argentina dispone già di tanti eccellenti attaccanti. Io comunque sono sempre pronto.
ogni volta che vado in campo è anche per dimostrare a Scaloni che merito. Se non sarò al Mondiale, tornerò in campo e darò ancora il massimo per il Napoli»