Il tonfo del Napoli con l’Empoli ha fatto scattare il ritiro, come già avvenuto con Ancelotti e Gattuso. Ora tocca anche a Spalletti. Cambiano gli allenatori non cambiano le abitudini, il Napoli mette in pratica una delle soluzioni più anacronistiche del calcio: il ritiro punitivo. Ufficialmente lo ha voluto Spalletti, anche se pure in questo caso la società ha difettato, perché nel primo tweet c’era scritto che la soluzione era stata presa dalla dirigenza.
In ogni caso resta un Napoli che si ritrova nuovamente in ritiro. Era accaduto anche con Ancelotti, con il conseguente ammutinamento, le multe, le cause in tribunale. Poi è arrivato Gattuso, anche il tecnico azzurro decise per il ritiro dopo la deludente prestazione con la Lazio. Con Spalletti si parlava di scudetto fino a qualche giorno fa. Ora si parla di esonero ed ovviamente di ritiro. Evidentemente c’è qualcosa che brucia sotto la cenere. Un fuoco che non riesce a spegnersi.
Disfatta Napoli, chi sono i colpevoli?
Sicuramente allenatore e giocatori hanno la loro parte di colpe. Perché una squadra in vantaggio per 2-0 non può subire 3 gol in 7 minuti. Perché una squadra che lotta per lo scudetto non può buttare tutto via in tre partite. Chiarito questo a pagare è ancora la squadra e l’allenatore. Ma è possibile che la società non abbia mai colpe? Non dimentichiamo che in questa stagione il Napoli ha speso in totale poco più di 1 milione di euro sul mercato, per il prestito di Anguissa e Tuanzebe, mentre Juan Jesus è arrivato gratis. Vi sembra il budget di una squadra che può vincere lo scudetto? Ecco la cosiddetta mano per la coscienza, deve passarla anche la società. Magari pensando ad una figura che possa tenere il polso dello spogliatoio, per evitare altri ritiri, altre esplosioni di nervosismo e per porre le basi di un progetto solido. Per il bene di quei 106 milioni di tifosi nel mondo, innamorati di Napoli.