Conte cambia in corsa, il Napoli sogna ancora. “Serve ferocia, non smettiamo di crederci”

L’aveva preparata in un modo, l’ha giocata in un altro e alla fine l’ha vinta. Il Napoli supera il Milan 2-1, tiene vive le ambizioni scudetto e manda un segnale chiaro all’Inter. A raccontare il dietro le quinte è Lukaku, che svela il cambio di rotta dell’ultima ora: l’improvviso forfait di McTominay ha costretto Conte a rivoluzionare tutto, tornando al 4-3-3, rispolverando Neres e forzando la mano su Anguissa, nonostante un problema fisico.
“La classica situazione in cui non vuoi essere allenatore – confessa Conte – è stata una giornata molto faticosa, mi sono appena fatto dare una Tachipirina, ho un mal di testa fortissimo. Ma sono contento dei ragazzi”, riporta Fabio Mandarini sul Corriere dello Sport.
“Obiettivo Europa, ma non è folle credere in qualcosa di straordinario”
Il tecnico azzurro sottolinea il valore della prestazione e il carattere del gruppo, capace di reagire a un contesto complicato. “Nel primo tempo abbiamo dominato, e anche l’inizio del secondo è stato buono – spiega Conte – poi è subentrato un po’ di timore perché il risultato era pesante. Ma non dimentichiamo che il nostro obiettivo iniziale era l’Europa”.
E se ora la parola scudetto non è più un tabù, Conte preferisce restare concentrato: “Il prossimo turno sarà difficilissimo a Bologna, ma siamo lì. Sarebbe folle non credere in qualcosa di straordinario, pur sapendo che l’Inter è una corazzata che in Italia e forse anche in Europa farebbe un campionato a parte”.
Sguardo anche sul futuro: “Il mio inserimento a Napoli è stato perfetto, oltre le aspettative. Mi sono sentito subito in debito con il pubblico e ora, in parte, io e i ragazzi abbiamo restituito l’entusiasmo di Dimaro. Dobbiamo essere feroci e concentrati: mancano otto partite, poi penseremo a tutto il resto”.
Careca, Alemao, Lavezzi. E Diego: omaggio alla memoria
Prima del fischio d’inizio, spazio alla storia e alla commozione. Il Napoli ha celebrato tre leggende azzurre – Careca, Alemao e Lavezzi – con una maglia celebrativa che rinsalda “lo splendido trend del recupero della memoria e della storia inaugurato da un po’”, scrive ancora Mandarini.
Ma la serata è stata segnata anche da un momento di dolore: il ricordo di Diego De Vivo, il 14enne scomparso mercoledì sera per un malore improvviso durante l’allenamento. Il Maradona si è fermato in un silenzio struggente, mentre l’immagine del ragazzo scorrevano sui maxischermi e Di Lorenzo, accompagnato da Meret e Politano, deponeva un fiore bianco sotto la Curva B, quella che Diego frequentava con il padre. “Una lama nel cuore – racconta il Corriere dello Sport – gli striscioni delle curve e l’abbraccio collettivo di uno stadio intero che non dimentica”.