Il Mattino: «Napoli, la fame della vecchia guardia: Conte ha risvegliato il cuore dello scudetto»

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Non lascia nulla al caso. Non è preoccupato: trasmettere preoccupazione, per Antonio Conte, significa perdere in partenza. Ai suoi ragazzi chiede concentrazione, ferocia, determinazione. E soprattutto di essere dei sognatori: devono credere nello scudetto, qualcosa di bello e possibile.
Come racconta Pino Taormina su Il Mattino, c’è la vecchia guardia a guidare il gruppo: Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Olivera, Anguissa, Lobotka, Politano. Ma anche Raspadori, Simeone, Juan Jesus. Chi ha già vissuto il terzo scudetto sa bene cosa serve per arrivare fino in fondo.

Il peso della memoria.
Il titolo del 2023, che lo scorso anno sembrava essere un freno, ora è una spinta. Dopo l’amarezza del decimo posto, la vecchia guardia ha ritrovato fame e voglia di combattere. Conte ha saputo toccare le corde giuste, come raccontato dopo lo 0-3 di Verona: «Io ho vinto dieci campionati e ho ancora fame, voi siete rimasti a quell’unico scudetto…».
Da allora è cambiato tutto: Meret para rigori, Di Lorenzo e Politano brillano sulle fasce, Rrahmani è tornato ai livelli pre-Kim, Lobotka dirige da regista purissimo.

Un gruppo nuovo, una nuova mentalità.
Questo Napoli che raggiunge Bologna secondo in classifica sembra un’altra squadra rispetto a quella di Mazzarri e Calzona. Conte ha trasformato l’ambiente non solo tatticamente, ma anche spiritualmente: ora ogni giocatore è pronto a “buttarsi nel fuoco” per lui.

Politano, Anguissa e Rrahmani sono stati rigenerati, mentre Juan Jesus ha ritrovato il ruolo di top riserva, quello ideale per lui. Nessun dettaglio è stato trascurato: testa, piedi, nervi e muscoli lavorano al massimo. Conte ha allenato non solo la squadra, ma tutto l’ambiente che gli ruota attorno.

Il dilemma Bologna.
A Bologna, l’ultima domanda resta su quale modulo scegliere: 4-3-3 con Neres, in netto vantaggio, o 4-4-2 con Raspadori al fianco di Lukaku? Il tridente ha offerto le migliori risposte, anche perché richiama lo schema dello storico terzo scudetto di Spalletti.

Conte non ha mai mostrato integralismi: ha cambiato moduli con efficacia e la squadra ha sempre risposto. Dietro, il muro è costruito dalla vecchia guardia, rinforzata da Buongiorno. In attacco, la scelta finale dipenderà dalla fame ritrovata di chi ha già scritto la storia.