Corriere dello Sport: “Di Lorenzo e Buongiorno, anima e muscoli del Napoli di Conte”

Sì, li chiamano difensori. Ma è soltanto una definizione comoda, una qualifica di partenza. Perché Giovanni Di Lorenzo e Alessandro Buongiorno sono molto più di un ruolo. Sono calciatori totali, protagonisti che decidono partite in ogni zona del campo. Leader silenziosi e uomini ovunque. Lo hanno dimostrato ancora una volta contro il Milan, in una delle migliori prestazioni stagionali per tempismo, intensità e senso del gioco.
Come raccontato da Fabio Mandarini sul Corriere dello Sport, il Napoli aveva un imperativo: vincere. E lo ha fatto alzando subito il tono. Dopo appena 63 secondi, è già 1-0: Meret lancia lungo, Buongiorno difende palla e serve Di Lorenzo, che accende Politano sulla fascia. Assist perfetto, gol, Maignan battuto. Venti minuti dopo, è ancora Buongiorno a lasciare il segno: anticipo alto su Abraham, recupero palla aggressivo e verticale immediata per Gilmour, che innesca Lukaku per il 2-0. E li chiamano difensori.
Pilastri veri, dal basso verso l’alto
La costruzione dal basso, in questo caso, è davvero letterale. Le azioni nascono dai piedi di chi è incaricato di chiudere gli spazi, ma che invece li apre. Di Lorenzo e Buongiorno non sono semplici interpreti: sono pilastri tattici di un Napoli che corre verso lo scudetto. Ognuno con il proprio stile. Di Lorenzo è completo, spiccatamente offensivo, abituato a governare l’intera fascia con lucidità e qualità. Da Ancelotti a oggi, nessun tecnico ha mai fatto a meno di lui. Trenta presenze da titolare in questa stagione, mai sostituito: 2.700 minuti, come solo altri pochi centrali e portieri del campionato.
Il suo rendimento è da leader silenzioso: 3 gol, 3 assist e un’autorete provocata. Gioca a memoria con Politano, con cui alterna tagli e sovrapposizioni in una filastrocca perfettamente orchestrata. Non è solo fascia: è cervello e polmoni.
Buongiorno, l’erede naturale
Se Di Lorenzo è il motore fluido, Buongiorno è la forza che esplode. In lui il Napoli ha ritrovato un profilo che ricorda Koulibaly e Kim: difensore centrale dirompente, anticipi precisi, forza nelle gambe e presenza scenica. Come sottolinea Mandarini sul Corriere dello Sport, è lui uno dei simboli del recupero alto, concetto chiave del gioco di Conte. Interventi aggressivi che spesso si trasformano in azioni da gol: come domenica, quando pressa Abraham fin sulla trequarti e avvia l’azione del raddoppio.
È un centrale moderno, che partecipa alla manovra e legge il gioco con velocità. E che sa anche inserirsi. È entrato nell’azione del primo gol, era già stato decisivo a settembre contro il Cagliari, con l’unica rete finora in maglia azzurra. Forse è proprio quello che manca: un’altra firma personale, magari su palla inattiva. Ma ci sono ancora otto partite da scudetto. Otto occasioni per riscrivere ancora la definizione di “difensore”.