Ulivieri: «Napoli pragmatico, Bologna da sogno. Lunedì sarà emozionante»

Per Renzo Ulivieri, quella di lunedì al “Dall’Ara” tra Bologna e Napoli non sarà una partita come le altre. «Bologna è la mia città, dopo San Miniato ovviamente – racconta Ulivieri a Pasquale Tina su Repubblica Napoli –. A Napoli sono rimasto legato, anche se non ha funzionato».
Una gara affascinante
«Sarà una gara affascinante – spiega Ulivieri –. Il Napoli alterna pressing alto e blocco basso nella fase di non possesso, una miscela insidiosa per gli avversari. Il Bologna ha una grande capacità di riaggressione, ma a differenza della Fiorentina di Italiano della scorsa stagione, non prende gol dall’imbucata centrale. È il segno che Italiano è cresciuto: è diventato più flessibile, una caratteristica dei grandi allenatori».
Su Conte e la lotta scudetto
Riguardo Antonio Conte, Ulivieri non ha dubbi: «Non lo scopro io. Conosce tanti sistemi di gioco, ha esperienza e lo sta dimostrando al Napoli». Alla domanda se il 4-3-3 sia il modulo migliore per gli azzurri, Ulivieri risponde: «Solo lui può dirlo. È chi vede i calciatori ogni giorno che può scegliere, non chi osserva da fuori».
Quanto alla corsa scudetto: «L’Inter è favorita, ma ha ancora impegni importanti in Coppa Italia e Champions. Questo può aiutare il Napoli. Non escludo nemmeno l’Atalanta: è lontana, ma una possibilità gliela lascio».
Gli aggettivi per Napoli e Bologna
Ulivieri definisce il Napoli con due aggettivi: «Pragmatico ed essenziale». Per il Bologna invece dice: «Fa sognare. Diversamente rispetto ai tempi miei o a quelli di Maifredi».
«Noi conquistammo due promozioni consecutive e poi facemmo bene in Serie A – ricorda l’ex allenatore –. Eravamo spinti da emozioni forti e grandi sentimenti. Oggi il Bologna emoziona per la tecnica e le giocate dei suoi calciatori».
Il rimpianto di Napoli
Sulla sua esperienza partenopea, Ulivieri ammette: «Ho sbagliato nelle scelte. Mi sono fidato di giocatori che non hanno reso. Shalimov, per esempio, aveva classe ovunque, ma a Napoli mi diceva che gli tremavano le gambe salendo le scalette del San Paolo. Non riusciva a fare la differenza».