Marek Hamsik svela un litigio con Radosevic, l’ex capitano del Napoli lo fa attraverso le pagine del suo libro in cui racconta l’episodio. L’ex capitano del Napoli racconta il retroscena che fino ad ora non era mai uscito fuori. Ecco quanto c’è scritto nel libro di Marek Hamsik:
Ho rispettato tutti, e ho fatto del mio meglio per ottenere il rispetto di tutti – scrive Marek Hamsik – il rispetto non devi chiederlo, te lo prendi e basta. Ed è proprio quando ti accorgi che qualcuno pensa che stare zitti significhi essere deboli che devi sentirti ancora più forte. Me lo ha insegnato mio nonno ed è diventato il mio mantra. La forza mi piace esprimerla in un altro modo, con l’espressione degli occhi.
Mi diverte, anzi, trovarmi davanti ad avversari, o a volte persino compagni, convinti di poter fare quel che vogliono perché tanto io non reagirò. E invece so sempre quando far valere le mie ragioni e anche quando alzare la voce. A volte anche le mani, se ne accorse un giorno in allenamento un ragazzino troppo spavaldo che mi fece un’entrata davvero pericolosa. Credeva di fare il bullo, di mettersi in mostra con l’esuberanza fisica, e si trovò a rientrare nello spogliatoio con la coda tra le gambe. Non mi piace litigare, ma con Radoševic non ebbi alternativa. Era un giovanissimo calciatore appena arrivato a Napoli dalla Croazia, negli anni di Rafa Benítez, e forse non aveva capito che fare un passo indietro, ascoltare e assorbire non significa essere senza attributi. Persi la pazienza, con lui arrivammo allo scontro fisico. I compagni restarono di stucco. In otto anni nessuno aveva visto un Hamšík così arrabbiato.
La storia finì con una stretta di mano. “Con Radoševic´ poi ci chiarimmo, mi chiese scusa. Forse gli avevo insegnato qualche regola di campo che prima ignorava. È stato l’unico compagno di squadra con cui abbia veramente litigato. Mi era capitato di arrabbiarmi un po’ con qualcun altro, ma nessuno mi aveva mai mancato di rispetto. In una squadra non si può essere amici di tutti, anzi forse di amici veri se ne hanno proprio pochi. Ma quando siamo in campo dobbiamo essere un solo corpo e una sola anima. Un corpo unico che si muove in una sola direzione, un animo fiero e combattivo che è più forte della somma dei singoli caratteri. Tutti secondo le loro
capacità, vecchi e giovani.