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90 anni di Ferlaino: “Maradona morto solo è il mio unico rimpianto. Tangentopoli, la monetina di Alemao e la Twingo: vi racconto tutto”

Il compleanno di Corrado Ferlaino ed ex presidente del Napoli scudettato e vincitore della Coppa Uefa: "A Diego ho voluto davvero molto bene"

Corrado Ferlaino festeggia 90 anni. L’ex presidente del Calcio Napoli lavora a pieno ritmo con l’energia di un ragazzino alle prime armi. di una vita intensa, vissuta sempre sulla cresta dell’onda e segnata in modo indelebile, tra il 1969 e il 2002, da un’irripetibile avventura nel mondo del pallone culminata nell’acquisto del più forte calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. Ferlaino ha raccontato alcuni retroscena al quotidiano la Repubblica.

FERLAINO E MARADONA

«A Maradona ho voluto bene. La sua fine mi lascia perplesso. Sinceramente non è stato aiutato abbastanza da chi doveva restargli vicino. Il fatto che sia morto solo è il mio unico grande rimpianto».

I SOGNI DI FERLAINO DA RAGAZZO

«Non sognavo di comprare il Napoli. Volevo fare l’ingegnere, come mio padre e mio nonno prima di lui. Ho iniziato prestissimo. Appena laureato, insieme a mio padre, abbiamo realizzato palazzi a Piazza Amedeo e via Crispi. Ero l’unico ingegnere, non c’erano architetti. E non ho mai avuto imprese, le ho sempre chiamate.  Ho costruito più di 7mila appartamenti. Tre villaggi in Cilento, uno bellissimo in Toscana. Case a Roccaraso c a Milano, ville ad Anacapri e Massalubrense».

FERLAINO E IL NAPOLI

«Poi ho deciso di comprare il Napoli. Ed è cambiato tutto. Fino a quel momento ero padrone del mio tempo. Il presidente del Napoli invece non può esserlo. Da semplice imprenditore guadagnavo benissimo, come diligente sportivo non ho mai intascato uno stipendio e ci ho rimesso un sacco di soldi per saldare i debiti. Prima ero un signore tranquillo, avevo uno yacht, un aereo privato e una Ferrari. Quando ne sono uscito avevo soltanto una Renault Twingo».

AMICI NEL CALCIO

«Ne ho avuti tanti. Il giornalista Gino Palumbo, dirigenti come Federico Sordillo e Franco Carraro, lo stesso Moratti. Avevo un buon rapporto anche con Agnelli. E poi Galliani. L’ho incontrato qualche giorno fa, in via Montenapoleone a Milano. Mi è venuto incontro dicendo: ecco, quello è l’uomo che mi ha fregato uno scudetto».

FERLAINO E LA MONETINA DI ALEMAO

«Non ho mai capito che cosa sia successo. Posso assicurare però che, da presidente del Napoli, ho sempre tenuto la camorra lontano dalla società e quelli erano anni in cui il gioco clandestino era molto diffuso. Ho sempre detto la verità. Anzi no, una volta solo ho detto una bugia. Uscendo dall’ospedale di Bergamo dove era Ricoverato Alemao. Dissi che non mi aveva riconosciuto. Non era vero, ma ne valeva la pena».

LA COPPA UEFA

«Il 17 maggio. Il giorno in cui, nel 1989, abbiamo vinto la Coppa Uefa, è stata la soddisfazione più grande. Una vittoria di tutti i napoletani. Negli occhi ho ancora impresso il tragitto dallo stadio all’aeroporto di Stoccarda. Eravamo in Germania, ma la strada era imbandierata d’azzurro. Sentivamo, in quel momento, di aver riscattato i nostri connazionali che erano andati a lavorare all’estero e avevano subito angherie e sofferenze di ogni tipo. Un’emozione indimenticabile».

TANGENTOPOLI

«Non ho alcuna difficoltà, posso parlare di tutto. Un imprenditore a volte è obbligato a fare cose che non vorrebbe perché ha responsabilità verso la sua azienda, i suoi impiegati e le loro famiglie. Io fui costretto a dare soldi a un politico e sono stato assolto perché vittima di una concussione».