Sarri, il professore in esilio: il cuore diviso tra Empoli e Napoli

Pedullà: "Sarri ha rifiutato il Milan, voleva un progetto come al Napoli"

Maurizio Sarri aspetta il suo ritorno, ma lo fa in silenzio, lontano dai riflettori. Come racconta Il Mattino, una volta alla settimana raduna i suoi più stretti collaboratori nella casa di Castelfranco di Sopra, tra le colline toscane, per studiare, aggiornarsi, guardare partite. Un vero e proprio “esilio” volontario, anche se stavolta è stato imposto dalla rottura con la Lazio.

Non era previsto, almeno non così a lungo: più di un anno senza panchina, nessun progetto degno delle sue idee. I suoi manager, Trimboli e Pellegrini, hanno portato offerte, ma Sarri ha preferito rimanere alla finestra. E allora, il suo calcio è diventato un appuntamento fisso nei pomeriggi passati a osservare, analizzare, prepararsi. Sempre con il suo gruppo storico: Nenci, Ianni, Pasqui, Ranzato e Losi. Gli altri, quelli che l’hanno tradito, li ha lasciati indietro senza più guardarli.

Sarri rimane “il Comandante”, l’uomo del “sarrismo”, quello che a Napoli non ha vinto ma ha lasciato un’impronta incancellabile. Tre qualificazioni in Champions, i 91 punti storici della stagione 2017/18: numeri che ancora oggi raccontano un’epopea di spettacolo. E che, come ricorda Il Mattino, gli valgono ancora un affetto speciale tra i tifosi partenopei.

Il calcio, però, Sarri oggi lo vive in modo diverso: niente San Siro, niente Olimpico, ma solo il piccolo stadio del Figline, la squadra del figlio Nicolò, in Serie D. Qui il professore osserva, soffre e tifa, come un semplice appassionato.

Empoli e Napoli restano le due tappe fondamentali della sua carriera. A Empoli, racconta Il Mattino, si consacrò trasformando una squadra ultima in classifica in una realtà di Serie A capace di dare spettacolo. Fu lì che lanciò Hysaj, Mario Rui, Valdifiori, Regini. E a Napoli, chiamato da De Laurentiis dopo un match da maestro contro Benitez, divenne l’idolo di una città intera. Con un contratto firmato di impulso e, forse, un po’ sottovalutato. Ma che aprì le porte della grande carriera.

Oggi guarda da lontano il calcio che cambia, ammirando Guardiola e scommettendo sulla forza mentale di Conte e del suo Napoli: «Senza difensori all’altezza, crolla tutto», racconta agli amici, come riporta ancora Il Mattino. Ma è certo che gli azzurri possano arrivare fino in fondo.

Nel frattempo, continuerà a seguire le partite da casa. Ma quando al Maradona scenderanno in campo Napoli ed Empoli, il cuore del Comandante batterà più forte. In attesa, magari, di tornare protagonista.