Cultura Napoletana

Documento: La rivolta di Masaniello narrata dal viceré

Documento storico

Ecco come il viceré narra la rivolta

Il 15 e il 16 luglio 1647, il duca d’Arcos, viceré spagnolo a Napoli, inviò al proprio sovrano due lettere, nelle quale descrisse dettagliatamente le cause e la dinamica della rivolta popolare guidata da Masaniello. I dispacci originali, naturalmente, furono stesi in lingua spagnola.

Napoli, 15 luglio 1647

Signore, con diversi dispacci ho informato V.M. [Vostra Maestà,n.d.r. ] del punto a cui era arrivata la questione della gabella della frutta, imposta per il pagamento del donativo di un milione di ducati concesso da questa Città, e di quel che si stava facendo per cambiarla, in considerazione degli inconvenienti che si temevano.

Era già stata presa formalmente la decisione di abolirla entro otto giorni, quando, domenica 7, è scoppiato un tumulto del Popolo, iniziato da alcuni ragazzi che, in gruppo e portando in mano delle canne, sono andati scorrendo per le strade della città fino ad arrivare davanti al Palazzo.

Ad essi si è unita via via, in gran numero, gente furibonda e armata di ogni tipo di armi. Sopraffatto il corpo di guardia, sono saliti per le scale, hanno rotto le porte e costretto la duchessa e i miei figli a fuggire. Io mi sono messo in mezzo alla folla per calmarla ma, visto che era impossibile, ho dovuto ritirarmi prima a Sant’Elmo e poi a Castenuovo. Da questo inizio, casuale o preparato, il moto è cresciuto rapidamente, con il concorso del Popolo, le armi, le grida di levare le gabelle; si è scoperto che il danno non era di natura tale da potersi facilmente riparare. […]

L’origine di tutto queso è l’odio mortale che l’innumerevole Popolo di Napoli e il Regno nutrono contro la Nobiltà, giustamente accumulato per le violenze che essa gli ha inflitto, eper l’oppressione delle gabelle che con le sue forze non può sostenere. E così, come sentimento a lungo covato nei loro cuori, l’odio è esploso al primo colpo con reazioni tanto violente; ma il Popolo ha mostrato in verità ferma lealtà e amore verso V.M. [Vostra Maestà,n.d.r. ] inchinando le sue bandiere davanti ai ritratti di V.M., tolti dalle stesse case che hanno bruciato, e dicendo sempre viva il Re e viva la Spagna.

Anche nei miei confronti non hanno dimostrato odio perché nello stesso tempo hanno detto sempre viva il duca d’Arcos .Si resta sempre tuttavia in evidente pericolo ed il servizio di V.M. è nelle mani di un popolo fu rioso che obbedisce ad un uomo basso, senza giudizio e ragione. La Nobiltà, privata dei suoi beni e della sua autorità, desidera essere aiutata da noi e, anche se essa vede che non possiamo farlo, si devono temere inconvenienti anche maggiori.

Per frenare la diffusione della protesta nel resto del Regno ho stabilito e fatto pubblicare nelle Province che dappertutto si sospendano le gabelle come a Napoli. […]

Napoli, 16 luglio 1647

Questa mattina, essi stessi [i napoletani, n.d.r. ] hanno tagliato la testa a Massaniello e l’hanno portata in cima ad una picca con grande soddisfazione di tutto il Popolo, essendosi
ciascuno liberato dal timore.

Subito dopo questa azione, mi sono messo a cavallo con alcuni miei famigli [servitori, n.d.r. ] impedendo alla Nobiltà di accompagnarmi per evitare gli
inconvenienti che potrebbe creare l’odio che il Popolo nutre contro di essa. […] Non vengono meno tuttavia le ragioni della supplica che rivolgo a V.M. per la flotta, poiché da un mo-
mento all’altro queste turbolenze possono mutare forma e non può esserci sicurezza in una materia così irregolare.

Io spero negli effetti migliori e duraturi di quel che è successo oggi, ma ho notizie sicure che i malintenzionati hanno mandato appelli per la flotta francese e che da Roma se ne sollecita la venuta con tutto il calore possibile.

A questo punto non rimane altra speranza che vedere la flotta di V.M. in questi mari. Dio guardi la Cattolica Real Per sona di V.M. nell’interesse della Cristianità. Napoli, 16 luglio 1647

R. VILLARI,Per il re o per la patria. La fedeltà nel Seicento

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