Carlo di Borbone e’ il papa’ del Museo Nazionale, degli scavi di Pompei, Capodimonte, Palazzo Fuga e di tante altre opere che resero Napoli capitale della cultura.
Di : Francesco Pollasto
Carlo di Borbone: IL RE MECENATE
Con l’avvento di Carlo di Borbone sul trono napoletano (1734), dopo circa due secoli di viceregno spagnolo e trenta anni di dominazione austriaca (1707-1734), Napoli deve meritare, anche urbanisticamente, il rango di capitale di un Regno indipendente.
Sulla collina di Capodimonte, immersa nel verde di un bosco ricco di selvaggina, perfetto per la caccia, il re commissiona ad Antonio Medrano (1738) una reggia tutta nuova, anche per esporre la collezione formidabile di arte e oggetti ereditata dalla madre Elisabetta, ultima discendente diretta della dinastia Farnese: dipinti celebri – Mantegna, Bellini, Raffaello, Tiziano, Carracci – grande statuaria classica romana – Ercole, Flora, il gruppo del Toro Farnese – la raccolta di gemme e cammei antichi.
« Il di lui talento è naturale, e non stato coltivato da maestri, sendo stato allevato all’uso di Spagna, ove i ministri non amano di vedere i loro sovrani intesi di molte cose, per poter indi più facilmente governare a loro talento. Poche sono le notizie delle corti straniere, delle leggi, de’ Regni, delle storie de’ secoli andati, e dell’arte militare, e posso con verità assicurare la M. V. non averlo per il più sentito parlar d’altro in occasione del pranzo, che dell’età degli astanti, di caccia, delle qualità de’ suoi cani, della bontà ed insipidezza de’ cibi, e della mutazione de’ venti indicanti pioggia o serenità. »
Il papa’ del Museo Nazionale, degli scavi di Pompei, Capodimonte, Palazzo Fuga …
Nel 1738, se non bastasse, ha inizio la campagna sistematica di esplorazione della città antica di Ercolano, sepolta dalle ceneri dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., con l’epilogo della ‘scoperta’ di Pompei.
Non c’è abbastanza spazio nelle singole dimore reali; al termine di un percorso articolato di allestimenti e variazioni, i dipinti e parte degli arredi resteranno a Capodimonte, mentre opere classiche e reperti recuperati dagli scavi confluiscono, con Ferdinando IV, nel costituendo Real Museo Borbonico, ex Palazzo degli Studi (ora Museo Archeologico Nazionale).
Finalmente, Ferdinando Fuga e Luigi Vanvitelli (che firmerà, in seguito, anche l’impresa del Palazzo Reale di Caserta), diventano interpreti ufficiali del programma urbanistico ambizioso del sovrano: è del 1751 il progetto di Fuga del Real Albergo dei Poveri, destinato a tutti i diseredati del Regno, miraggio generoso di soluzioni assistenziali paternalistiche, in piena sintonia con il dispotismo ‘illuminato’ del secolo, che non troveranno mai pieno compimento.

Decisamente più produttivo l’impegno profuso per la nascita di nuove manifatture: la fabbrica di porcellana di Capodimonte, ospitata nei giardini della Reggia, meriterà riconoscimenti tali che, in procinto di partire per la Spagna di cui ha ereditato il trono (1759), il re ‘invita’ artigiani e tecnici locali a trasferire integralmente l’esperienza a Madrid. Il figlio Ferdinando, onde evitare una perdita irreparabile, ripristinerà col tempo con successo impianti e i forni trasferiti.
Nel ‘pellegrinaggio culturale’ – Grand Tour – che attrae in Italia intellettuali e giovani aristocratici di ogni latitudine, i tesori naturali e artistici della collina di Capodimonte sono ormai una tappa obbligata, descritti con entusiasmo dai viaggiatori del Sette e dell’Ottocento, malgrado le difficoltà per accedere alla reggia borbonica in mancanza di un collegamento organico con la città: dove il tessuto edilizio si dirada, verso occidente, lasciando spazio ai terreni agricoli, la salita dei Cristallini o del Crocefisso, scavata nel tufo, costituisce fino ai primi anni dell’Ottocento l’unica via d’accesso al colle.
Fonte: Il Regno Di Napoli Al Tempo Di Carlo Di Borbone, di Michelangelo Schipa, Napoli per quartiere.
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