No grazie, il caffè mi rende nervoso, uno dei film cult del duo Troisi-Lello Arena, usciva nelle sale italiane nel 1982.
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Nel 1982 fa il suo esordio sul grande schermo Funiculì Funiculà, il serial killer, che diceva: ” Napule nun adda cagnà“. L’Italia conosce uno dei primi film noir in salsa napoletana, destinato a diventare un cult. No grazie, il caffè mi rende nervoso. E con il film nasce la sindrome di Funiculì funiculà. Troisi se ne uscì con la teoria dei nonni.
No grazie, il caffè mi rende nervoso
C’era una volta un assassino, da film, che intimava «Napule nun adda cagna’!» il film si incentra su questo personaggio, il cui nome “d’Arte” è Funiculì Funiculà. Il criminale minaccia di sabotare il primo festival Nuova Napoli, finché qualcuno si mette sulle sue tracce.
No grazie, il caffè mi rende nervoso, pellicola cult, la prima in cui Lello Arena è primattore e Troisi spalla di lusso. Sono passate o ltre tre decadi, periodo bastevole per buttare sottosopra la prospettiva politica: Funiculì Funiculà, il serial killer, si teneva stretta la vecchia Città.
MASSIMO TROISI E PINO DANIELE: STORIA DI UN’AMICIZIA AUTENTICA
Oggi siamo in pienissima postmodernità e nulla cambia sul serio, si gira in circolo. Negli anni Ottanta era diverso: la Napoli premoderna dei Settanta (colera, mortalità infantile e sceneggiata) era stata mostruosamente svezzata dal terremoto. Sortì nella modernità a calci nel sedere. Le resistenze dei napoletani a cambiare erano dettate dalla paura di (s)perdere l’essenza di villaggio metropolitano.
No grazie, il caffè mi rende nervoso e la sindrome di Funiculì funiculà
Va dato merito agli sceneggiatori Massimo Troisi, Lello Arena, Michael Pergolani e Stefano Vespignani di aver annusato da sommelier l’aria che tirava in quella temperie di obiettiva trasformazione. Puntarono sul thriller – era anche un’epoca cupa per le mattanze cutoliane – ma per far ridere. Funiculì era l’eroe di chi stava meglio quando stava peggio.
E Troisi, il nuovo incarnato, pur di non finire muorto acciso negava per affermare. «’O mandolino? Nientedimeno, certo ca me piace – rispondeva al ‘signor maniaco’ nascosto dietro la tenda – Anzi, se ce sta ‘0 sole e ‘a pizza senza mandolino pare ca stu sole non mi scarfa, sta pizza nun me sazia». Bastò solo una parola, una parola di garbata ironia, e Napoli fu salvata, senza post su Facebook. «Oh, sempre cu sta fissazione ‘e Napoli…ma perché nun cagnate Mantova o Rovigo?».
Troisi se ne uscì con la teoria dei nonni.
Gianni Minà, anfitrione, trasse spunto proprio da «No grazie…» di imminente uscita. Invitò in studio la meglio gioventù partenopea che stava, guarda un po’, cambiando volto alla città.
Massimo Troisi se ne uscì con la teoria dei nonni: «Non va rinnegato il passato. Però io sono un napoletano nuovo, perché dovrei continuare la tradizione solo in un certo modo? Adesso ci siamo noi. James Senese, Pino Daniele, io, Lina Sastri…ognuno coi nostri rispettivi nonni. James piglia qualcosa dal nonno suo, io prendo qualcosa dal mio ma poi facciamo le cose nostre. Ed è normale che siano nuove».
Lo studio applaudì come se avesse parlato Bauman.
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NO GRAZIE, IL CAFFÈ MI RENDE NERVOSO: IL CAST
Data di uscita: 1982
Regista: Lodovico Gasparini
Paese di produzione: Italia
Produttore: Mauro Berardi
Sceneggiatura: Lello Arena, Michael Pergolani
Fotografia: Pasquale Rachini
Montaggio: Antonio Siciliano
Musiche: James Senese
Produzione: MAURO BERARDI PER YARNO CIN.CA
LA TRAMA
Il sedicente Funiculì Funiculà fa tremare gli organizzatori del “Primo festival nuova Napoli” Le minacce del maniaco omicida, Funiculì Funiculà, si tramutano più volte in cruente realtà, finché due giornalisti, si mettono sulle sue tracce e spalleggiati dalle forze dell’ordine, riuscirnno a fermare Funiculì Funiculà inchiodandolo di fronte alle sue responsabilità. Il film si incentra su una frase apparentemente semplice ma piena di significato: “Napule nun adda cagnà”.
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