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#Iorestoacasa, quando il 15 marzo di 31 anni fa il Napoli mandò a casa la Juventus

Il 15 marzo 1989 il Napoli mandò a casa la Juventus e aprì la strada verso la vittoria della coppa UEFA di Maradona e compagni.

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#Iorestoacasa, lo slogan che ci sta accompagnando in queste giornate di riposo forzato. Napoli sta rispondendo  in maniera egregia al decreto, ma 31 anni fa la città esplose letteralmente al goal di Renica.

Sono passati 31 anni dalla vittoria da quando il Napoli di Maradona vinse la coppa UEFA. Molte le analogie con la stagione attuale, con le debite proporzioni si intende. Come oggi anche 31 anni fa, fu una stagione strana fin dal principio.

L’inizio della Serie A era stata spostata addirittura al 9 ottobre, causa Olimpiadi di Seul. Inizialmente, quindi, il Napoli giocò solo in Coppa Italia e per questa competizione mai al San Paolo, chiuso provvisoriamente per ristrutturazioni.

La dirigenza temeva la protesta dopo quello che era successo in quei mesi. Tutta la prima fase di Coppa Italia il Napoli la giocò quindi al Partenio di Avellino.

Per queste ragioni, la prima gara davvero casalinga del Napoli fu l’esordio in Coppa UEFA contro il Paok Salonicco, il 7 settembre 1988.

Prima del secondo turno contro il Lipsia, Silvio Berlusconi rubò la scena con un piccolo intrigo televisivo. Per Italia 1 acquistò i diritti di Partizan Belgrado-Roma e Stella Rossa-Milan sfruttando il fatto che la TV jugoslava non faceva parte dell’Eurovisione. In questo modo, potè vendere i diritti televisivi e pubblicitari al miglior offerente.

Poi toccò al Bordeaux, una squadra di calcio da cui prendere esempio: i Girondini al tempo avevano già una radio privata, dei negozi, un centro sportivo e un ristorante.

Dopo l’inverno rimasero solo due italiane in gioco in Coppa UEFA: Napoli e Juventus.  L’andata a Torino fu gelida per il Napoli, ma la gara di ritorno al San Paolo è stata consegnata alla leggenda.

15 marzo 1989: IL NAPOLI MANDÒ A CASA LA JUVENTUS

Il giornalista e scrittore Bruno Marra racconta così storica rimonta del Napoli contro la Juventus:

Tu Quoque. Come Cesare con Bruto, anche la Juventus conobbe le sue Idi di Marzo nella congiura del San Paolo. Era il 15 marzo 1989, esattamente oggi di 31 anni fa. Non era il calcio angustiato ai tempi del COVID-19, ma era il calcio meraviglioso ai tempi di Re Diego.

I napoletani a casa non ci rimasero neppure per dormire, la città era invasa in massa dal popolo sin dal primo canto del gallo. Un’alba chiara chiara, che preludeva ad un pomeriggio troppo azzurro e lungo. E soprattutto a una notte di trionfo.
Rewind. Quarto di finale di ritorno di Coppa Uefa. Quella che oggi si chiama Europa League ma che molti come me amano lasciare al battesimo originale di “coppauefa” tutto attaccato.
Il Napoli all’andata aveva perso 2-0 a Torino. Uno di quei risultati che negli Anni preistorici non si schiodava neppure con la fiamma ossidrica“.

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CHI NON SALTA BIANCONERO È

Al tempo non si chiamava “remuntada” e neppure impresa. I napoletani conoscevano un solo grido che era come un Rosario perpetuo: “chi non salta è bianconero”. Il San Paolo quella sera non aveva solo 80 mila spettatori, forse neppure 90mila.

Chiamarlo tutto esaurito sarebbe un eufemismo. Chi stava allo stadio lo sa: non c’era un buco neppure per far entrare un sospiro. Fuorigrotta era deserta fuori e stracolma dentro. Un esodo messianico per chiedere al Napoli il miracolo.
Passano pochi minuti: Pasquale Bruno, terzino bianconero detto ‘o animale (che per una contingenza rara e fatale aveva segnato all’andata), prende Careca per il bavero e lo stende in area. Rigore. Maradona sistema la palla. Tacconi, portiere estroso e provocatore, lo va a sfottere sul dischetto. Sta pazzianno c’o fuoco. Diego manco lo guarda. Palla in buca d’angolo: 1-0. Il primo boato del San Paolo.
Si arriva vicini alla chiusura di tempo. Ultima azione, minuto 45: Alemao va a estorcere la palla dalle caviglie di Tricella, come un cavallo scosso corre verso l’area e tocca per Carnevale: destro dritto e potente che sfonda la rete, 2-0! Siamo pari e siamo tutti pazzi di gioia“.

LA MAGIA DI RENICA

“Nella ripresa è un assalto ma la palla non entra. Supplementari. Sul San Paolo cala un silenzio assordante. Perché esce Maradona, zoppica, non ce la fa. Se si va ai rigori, Diego non c’è. E siamo a un passo dal 120esimo. Un passo che diventa epico. Careca scala le marce sulla fascia destra, crossa teso, in mezzo all’area c’è più traffico che a mezzogiorno in Piazza Plebiscito. Alessandro Renica si butta lungo lungo, anima e corpo per colpire di testa nel grembo della Curva B. La palla sbatte a terra e come una immagine al rallentatore si conficca sotto la traversa. Ecco esattamente in quel momento esplose la Terra. L’urlo del San Paolo ruppe il muro del suono e infranse persino i vetri dell’Università. Un terremoto. Il mondo s’avutaje sott’e ncopp. Vincemmo la madre di tutte le sfide all’ultimo respiro. In quella notte di congiura tre coltellate segnarono le Idi di Marzo della Signora. E da lì cominciò la cavalcata infinita verso la conquista della Coppa Uefa.

Esattamente oggi di 31 anni fa. Abbracciamoci forte nell’indelebile ricordo di quella notte. Perchè il balsamo inebriante della memoria può emozionarci anche restando a casa…”.

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