Svolta storica nel calcio: partite da 30 minuti a tempo | La FIFA firma i primi documenti

Fifa

Fifa - napolipiu.com

Questa nuova regola potrebbe stravolgere il gioco del calcio. E già ci sono tantissime polemiche a riguardo.

La durata di 45 minuti per tempo in una partita di calcio ha radici storiche che risalgono all’Ottocento, quando il gioco stava prendendo forma in Inghilterra. Le prime partite non avevano una regola univoca e i tempi variavano da città a città o tra club diversi. Fu la Football Association, nel 1866, a stabilire che una partita dovesse durare 90 minuti, divisi in due frazioni da 45, ponendo così le basi per una regola universale.

La scelta non fu casuale. Si considerava infatti che 90 minuti fossero un tempo sufficiente per garantire spettacolo e competizione, senza però eccedere nella fatica dei calciatori, che all’epoca non erano professionisti e non avevano preparazione atletica specifica. Dividere la gara in due tempi da 45 consentiva inoltre una pausa intermedia, utile a recuperare energie e a organizzare meglio la seconda parte di gioco.

Dal punto di vista tecnico, i 45 minuti hanno permesso di dare equilibrio al ritmo della partita. Un tempo più breve avrebbe reso il calcio meno intenso, mentre uno più lungo avrebbe aumentato il rischio di cali fisici e infortuni, riducendo la qualità dello spettacolo. La divisione in due tempi uguali garantisce invece continuità e uniformità.

Oggi, nonostante il calcio sia profondamente cambiato con atleti più allenati e tecnologie avanzate, i 45 minuti rimangono un pilastro intoccabile della tradizione. Questa scelta storica continua a rappresentare il giusto compromesso tra spettacolo, resistenza fisica e identità del gioco più seguito al mondo.

Il dibattito sul format

A Monza si è acceso il confronto dopo le parole di Stefano Domenicali, che ha ipotizzato un futuro con più gare Sprint e con la possibilità di accorciare la distanza dei Gran Premi. Un’idea che ha trovato reazioni contrastanti tra i piloti, con Fernando Alonso in particolare piuttosto scettico sul tema.

L’asturiano ha dichiarato che non considera la durata delle gare un problema per la Formula 1. «Se Domenicali pensa sia necessario, siamo in buone mani», ha spiegato, sottolineando però come, a suo avviso, non servano modifiche drastiche a uno sport che funziona già così.

Alonso
Alonso – fonte Instagram – napolipiu.com

L’attenzione del pubblico

Il tema centrale resta la capacità di attrarre il nuovo pubblico, sempre più frammentato e abituato a consumare contenuti rapidi. Con i social e le metriche di attenzione oggi disponibili, la percezione della durata di un evento sportivo è cambiata radicalmente rispetto a vent’anni fa.

Alonso ha fatto un parallelo con il calcio, evidenziando come anche in una partita da 90 minuti l’attenzione non sia costante, ma nessuno metta in discussione quella durata. Allo stesso modo, ridurre i GP rischierebbe di impoverire lo spettacolo: le Sprint hanno dimostrato che l’azione non si concentra necessariamente in meno giri, togliendo spazio a strategie e colpi di scena.