Editoriali calcio Napoli

Siamo sicuri che a De Laurentiis vengono contestati i risultati?

Fa sempre molto strano vedere il secondo presidente più vincente della storia calcistica partenopea, essere nello stesso momento tra i primi presidenti più messi in discussione dalla piazza napoletana. Un andazzo ai limiti del paradossale per alcuni, ma senza inveire troppo sulla non riconoscenza di una parte della tifoseria, mi farei piuttosto due domande. A me De Laurentiis non sta molto simpatico. Questione di gusti. D’altra parte è un’insofferenza gestibile, visto e considerato che con lo stesso non organizzo uscite nei week end. E mi frega poco che quattordici anni fa non avevamo i palloni, e che in quel di Paestum Montesanto portava l’acqua e Montervino andava a comprare i Super Santos. Certo, è una bellissima storia, ma col tempo credo si sia ammuffita. Però, non urlerò “pappò cacc e sorde”, oppure “pappò via da Napoli”, non è nel mio stile.

Oggi De Laurentiis ci invita a ringraziarlo. Si traveste da nuovo bomber azzurro, salvo poi tirare di mezzo San Gennaro. Senza tralasciare che nelle vesti di venditore, a Dimaro distribuisce anche gadget, firma autografi e si concede qualche foto (il tutto, in un certo senso, a pagamento). Il patron azzurro a 360° quando c’è da prendersi la scena. Sembra un bambino dinanzi alla candelina di compleanno. Ecco forse per questo motivo, cerca sempre di distruggere altri miti che, nel corso degli anni, hanno cercato di offuscare la sua figura. Credevo fosse il rancore del momento. Ma la coincidenza e la costanza, mi hanno dato tutt’altra impressione. E così Sarri, è l’ultimo della lista dei miti distrutti. Ma possiamo menzionare Mazzarri, Benitez, Lavezzi, Cavani. E chissà se fosse andato via anche Hamsik… Ognuno di loro con una storia da rinfacciare.

Premetto che, il lato ironico che ne esce fuori quando si definisce ‘il nostro Cavani’, o quando si chiede l’intervento del santo patrono, lo si coglie perfettamente. Il problema però è che alla lunga, queste battutine, perdono consensi e sorrisi. A Dimaro ormai, si parla solo degli show del patron. Il campo e le novità tattiche, mercato incluso, sono diventati discorsi solo a malapena accennati. Non mi và di ringraziarlo perchè, De Laurentiis o meno, il Napoli nel mio cuore occupa sempre il podio, e poi perchè sarebbe una cosa giusta se ogni tanto, lo stesso patron ringraziasse la piazza. Nel 2004, quando staccò l’assegno da trenta milioni di euro, sapeva bene che quell’investimento avrebbe fruttato molto più della sua azienda di famiglia. E che sia chiaro, non ci trovo alcuna stranezza. E’ un imprenditore, ha fiutato l’affare, e va benissimo così. Però purtroppo è questo suo delirio di onnipotenza che proprio non si digerisce. E’ libero di farlo, e parte della piazza dev’essere libera di contestarglielo. Chinare il capo e dire ‘sissignore’ non è una bella cosa. Affrontare ogni anno tenendo sempre un occhio al 2004, credo sia improduttivo. De Laurentiis ha preso tanti applausi nel corso della sua gestione. Negli ultimi anni qualcosa però non ha più funzionato. Cosa?

Le troppe promesse non mantenute ed incolpare il mondo intero di questa mancanza. E’ una cosa che può reggere, ma come in tutte le cose bisogna darsi un limite, secondo il quale non ha più valenza. Ovviamente parliamo di uno stadio, di un centro sportivo, di tesoretti da investire, e tantissimo altro ancora che non stiamo qui a ricordare. Puntare il dito contro tutti quelli che diventano ex e che hanno fatto breccia nel cuore dei napoletani. Troppi esempi, inutile fare nomi. Il lamentarsi del sistema, salvo poi votarlo o appoggiarlo, ecco giusto per dire… Presidè, io capisco che lei è americano di adozione, ma quì non tutti scendiamo dalla montagna. Il gioco è chiaro già da tempo. Qui nessuno le critica per il fatto che la Juve sia arrivata prima di noi su Ronaldo… anzi, Mendes (secondo sue parole) lo propose prima al Napoli, pertanto eravamo in una situazione di vantaggio, prendendola per vera questa cosa… Ma qui le si chiede di fare il passo decisivo in determinate situazioni. Passi decisivi mai visti, eppure di opportune situazioni ce ne sono state.

Io capisco che vincere è da cafoni. Ma poi mi critica un tecnico perchè, seppur fantastico nel suo gioco, non ha vinto. La verità Aurelio, è che a lei vincere interessa poco. E non ci giai nemmeno intorno a questa cosa, perchè lo ha detto e ripetuto a chiare lettere. Imprenditorialmente il discorso fila. Per vincere bisogna svenarsi, per competere ci vuole molto meno e i guadagni sono di poco inferiori. Io lo so che qualcuno mi dirà di meritarmi Corbelli, Naldi, e mezze figure varie. Ma qualora dovesse capitare, io non ne faccio un dramma. Il calcio è passione. Il Napoli è al centro dei sentimenti di ognuno di noi. E questo non cambia mai, indipendentemente dalla sorte e dagli eventi. Non mi sento di parlare per quella parte critica, o esigente, o ancor di più imborghesita (come qualcuno ama definire), della tifoseria. Io parlo per me.

La voglia di primeggiare è tanta, e ogni anno partiamo con pensieri e speranze degne di gloria. E forse è proprio questo il problema. La rassegnazione potrebbe giocare un effetto migliore. Nessuno contesta i risultati. Certo, si rinfaccia il fatto che al momento opportuno, si è venuti meno “nelle cusuture”, ma tutto sommato i risultati ci sono, al cospetto della nostra storia. Giusto farlo presente. Ma è altrettanto giusto far presente, che questa gestione ha le sue lacune. Presidè un pò più di umiltà e un pò più di riconoscenza. Due cose che mi dimostra assolutamente di non avere. La gente viene a Dimaro, pagando una cifra non di poco conto. Gli autografi, le foto, possono essere libere senza alcun vincolo di acquisto? Bisogna parlare con serenità alla gente, e con rispetto se questi sono clienti. La gente dinanzi alla propria squadra del cuore, è più vera che a casa. Lei presidente mi mostra una freddezza nel non andare oltre a due calcoli matematici, che alla lunga sono diventati noiosi e destabilizzanti. Ci vuole un pò più di calore. Un pò più di poesia. Il calcio non è un film.