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LO SAPEVI CHE: il ponte di Chiaia fu voluto dal viceré, restaurato dai Borbone e abbandonato dai Savoia

Il ponte di Chiaia fu voluto dal viceré, restaurato dai Borbone e abbandonato dai Savoia. Tra il 1500 ed il 1600 Domenico Fontana realizzò Via Chiaia per collegare Piazza del Plebiscito con il litorale.

La zona inizio’ a popolarsi attorno al 1700 quando per ordine di Ferdinando IV fu demolita la Porta di Chiaia e successivamente alla fine dell’800 fu realizzata Via dei Mille.

“Una sconcia e meschina rampa menava dalla via di Chiaia alla Piazza di S. Maria degli Angeli: alla metà di essa era un grosso Crocifisso, forse uno di quelli, che il P. Rocco fece mettere per le vie, davanti al quale di notte s’accendea un lumicino. Finiva nella parte superiore con una vòlta bassa ed oscura, piena di sudiciume e di lordure, alle pareti della quale erano dipinte delle figure rosse, forse le anime del Purgatorio.”

 

Il ponte di Chiaia fu voluto dal viceré

Il ponte fu costruito nel 1636 dal viceré Manuel de Acevedo y Zúñiga conte di Monterey per collegare la collina di Pizzofalcone con quella delle Mortelle e per questo venne chiamato inizialmente ponte Monterey.

Egli volle pero’ che le spese necessarie per la costruzione di esso fossero fatte dai complatearii, cioè dagli abitanti della contrada, ai quali l’opera era di maggior giovamento. Da questa contribuzione furono esclusi, naturalmente, il Convento di S. Maria degli Angeli dei PP. Teatini e quello di S. Orsola dei PP. della Mercede per la cura che avevano delle anime.

Il ponte fu costruito in pietre e mattoni e parve opera mirabile in quei tempi.” E, come di consuetudine, sotto di esso, nella parte sinistra, fu posta una lapide.

Quindi, il Viceré comanda e … il cittadino paga! Vecchia la storia, ma andiamo avanti.

Il ponte di Chiaia fu voluto dal viceré, restaurato dai Borbone

Nel 1834, durante il regno di Ferdinando II di Borbone, il Ponte a causa di problemi statici, fu restaurato nel 1834 da Orazio Angelini secondo lo stile neoclassico. Presenta sul lato di piazza Trieste e Trento, fregi in marmo eseguiti da Tito Angelini e Gennaro Calì, mentre sul lato opposto, verso piazza dei Martiri, due cavalli opera di Tommaso Arnoud.

Il torrino laterale del ponte ospita il vano scala-ascensori che collega via Chiaia alla zona di Monte di Dio.Al Ponte fu aggiunto un altro arco nella parte inferiore in modo da renderlo più sicuro, furono innalzati due pilasti per irrobustire i sostegni ed una scala coperta a tre piani sostituì la vecchia rampa.

Mancava solo l’imprimatur del sovrano, cosa che fu fatta apponendo una seconda lapide “dettata dal vecchio Canonico Rossi Accademico Ercolanese ed allora in fama di elegante latinista”.

Il ponte di Chiaia fu voluto dal viceré, restaurato dai Borbone e abbandonato dai Savoia

Lo stemma dei Savoia ha sostituito quello dei Borbone dopo l’Unità. I quali, probabilmente, quel ponte l’avranno solo visto di passaggio. E non lo hanno mai annoverato tra i beni da salvaguardare.

 

 

fonte: Comune di Napoli, Storia Di Napoli di Mimmo Carratelli, Cartanapoli

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