Cultura Napoletana

Lo sapevi che: Eduardo e Toto’ per la fame catturarono un piccione ma poi..

TOTO EDUARDO E IL PICCIONE

Di: Francesco Pollasto

Totò da buon napoletano amava il buon cibo, amava cucinare, e inventava sempre nuove ricette per se e i suoi commensali.

Antonio però non aveva dimenticato la fame patita durante la lunga gavetta, e a tavola era rispettoso del cibo.

Totò era molto geloso della sua privacy, la sua casa vedeva quasi sempre le stesse, persone, gente come Fabrizi, di cui abbiamo parlato in un questo articolo.

Il principe era un ospite molto divertente e non si esimeva mai dal raccontare gli anni passati a patire la fame, uno degli aneddoti più simpatici ma allo stesso tempo amari, che amava raccontare a mo’ di novella era quello del PICCIONE.

Il fatto:

Totò ed Eduardo de Filippo, erano in tournée’, ma il teatro non si riempiva, erano gli inizi e i due erano affamati, improvvisamente videro un piccione che svolazzava e così decisero di dargli la caccia.

Si guardano negli occhi e decisero all’unisono senza parlare. Così iniziò la caccia.

Il teatro era piccolo e in mezzo agli attori, al loro dignità non gli consentiva di agire in pubblico, anche se rosi dai morsi della fame, agirono con discrezione, con la scusa di uscire a fumare qualche cicca, raccolta, una volta fuori acchiapparono il volatile.

Vicino al teatro vi era una piccola trattoria, Totò e De Filippo, vi portano il piccione per farselo cucinare.

Una volta cotto, i due cominciarono a mangiare, ma dopo un poco un velo di tristezza assalì Totò, che come noto era un amante degli animali.

Allora Eduardo lo guardò e disse: “Anto’ Ma famme ‘o piacere, c‘a famme che tenimmo, tu ti metti pure a chiagnere”.

Toto’ restò un attimo in silenzio e dopo essersi asciugato le lacrime disse : “Eduà sei un grande saggio, perché mi hai fatto capire che cuore e stomaco non sempre vanno d’accordo. La fame giustifica i mezzi e tu lassa sta’ a parte mia d’o piccione!”.

Curiosita’

Per Eduardo non fu’ al prima volta, molto tempo prima, insieme al fratello Peppino, in un teatro di provincia, furono costretti a mangiarsi per cena il piccione e la gallina, loro “compagni” di lavoro.

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