La Serie A e un Europeo in bacheca, poi la droga se l’è mangiato | “In albergo con una montagna di c***a”

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Serie A - fonte lapresse - napolipiu.com

La droga è una piaga per l’umanità tutta ed è un problema serissimo per i calciatori che hanno problemi a gestirsi.

I problemi di droga nel mondo del calcio rappresentano un tema delicato e complesso, che può avere conseguenze gravi sia sulla carriera del calciatore sia sulla sua vita privata. L’uso di sostanze stupefacenti, legate spesso a momenti di pressione psicologica o a contesti sociali difficili, può compromettere le performance in campo e la salute fisica, con effetti duraturi su cuore, fegato, sistema nervoso e apparato muscolare.

Il rischio maggiore riguarda soprattutto i giovani calciatori, che entrano in contatto con ambienti di alta pressione senza avere ancora maturità e strumenti per gestire lo stress. La fama, il denaro e le aspettative elevate possono spingere alcuni giocatori a cercare nelle sostanze uno sfogo o una forma di evasione, con risultati spesso disastrosi.

Le conseguenze non sono soltanto fisiche. Un problema di droga può compromettere la reputazione, ridurre le opportunità di carriera e provocare sanzioni disciplinari da parte di club e federazioni. I casi noti di calciatori sospesi o allontanati per positività ai test antidroga hanno dimostrato quanto una scelta sbagliata possa avere effetti a lungo termine, anche dopo anni di carriera.

Per questo motivo, le società calcistiche e le federazioni stanno investendo in programmi di prevenzione, supporto psicologico e educazione sanitaria. L’obiettivo è aiutare i giocatori a riconoscere i rischi, gestire lo stress e affrontare la pressione senza ricorrere a sostanze dannose, proteggendo così salute, talento e futuro professionale.

La caduta di un campione

Diciannove anni di tossicodipendenza, quattro figli, due matrimoni falliti e 400 mila euro di debiti: così Wim Kieft racconta la sua vita nel libro Kieft. Ex stella della Serie A olandese tra Ajax, PSV e Nazionale, Kieft ripercorre la carriera e le fragilità dietro ai successi, dalla Scarpa d’Oro conquistata a 20 anni al trionfo europeo del 1988. Nonostante oltre 200 reti in carriera, l’ex attaccante ammette di essersi sempre sentito inadeguato, incapace di gestire la pressione e la fama, rifugiandosi nell’alcol fin dall’adolescenza.

Il libro, lontano dagli eccessi da gossip, racconta la solitudine e la dipendenza: “Non c’è niente di selvaggio in un uomo solo in una camera d’albergo, con 4 bottiglie di vino e una montagna di coca”, si legge sulla Gazzetta, un naso che sanguina, e una vita dominata dalla vergogna e dalla depressione. Kieft descrive anche le difficoltà nell’affrontare le relazioni e la popolarità precoce: tra lettere di fan e complessi di inferiorità, il giovane talento cercava sollievo solo nel bere e, più tardi, nelle droghe.

Pallone Serie A
Pallone Serie A – fonte lapresse – napolipiu.com

La rinascita

La svolta arriva nel 2013, con la terza disintossicazione in clinica: «Al primo incontro col medico dissi: sono Kieft, penso lei sappia chi sono. E lui: sì, hai disperato bisogno di aiuto». Da allora parte un percorso quotidiano con Narcotics Anonymous, tra impegno costante e gestione dell’alcolismo.

La carriera italiana, a Pisa e Torino, resta un capitolo importante della sua vita: tra successi e infortuni, Kieft ammette di aver ceduto alla cocaina solo dopo i 30 anni. Oggi vive con un budget ridotto, ma continua a lavorare come opinionista e commentatore, raccontando senza filtri una storia di talento, fragilità e rinascita.