Koulibaly umiliato: “Ero solo contro gli insulti, il razzismo fa male”. La Figc ha respinto il ricorso per la squalifica del difensore. Le reazioni
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La Corte d’appello della Figc ha respinto il ricorso del Napoli, che chiedeva di togliere una delle due giornate di squalifica inflitte a Koulibaly, espulso nella partita con l’Inter per aver applaudito l’arbitro Mazzoleni.
KOULIBALY –
Il difensore senegalese, bersagliato dai buu razzisti di San Siro, ha spiegato ai giudici: “Non mi sono sentito tutelato, in campo i cori erano assordanti, ed io ero da solo contro gli insulti. Non è facile sopportare emotivamente la tensione. A San Siro non mi aspettavo un’accoglienza simile. Succede spesso, specie a Verona e Bergamo, ma lo so e in qualche modo mi preparo. Ecco, a Milano sono stato spiazzato. Quando mia madre ha chiesto cosa era accaduto, mi sono vergognato. Il razzismo fa male, molto male. Ho fatto fatica a dirle che, ancora una volta, migliaia di persone mi avevano offeso, insultato, umiliato”.
DE LAURENTIIS
Il presidente azzurro, Aurelio De Laurentiis ha commentato al Corriere dello Sport: “Anche stavolta il sistema, inteso come organizzazione, ha dimostrato di non sapere cambiare, punendo la vittima e non il carnefice. Mi vergogno di essere parte di questo sistema dal quale uscirò in fretta se la Figc non userà il pugno di ferro contro il razzismo. E Koulibaly viene ancora più umiliato da questa vicenda. Sono offeso per lui. La Corte d’Appello ha preferito applicare le leggi, quando avrebbe dovuto interpretarle: decisione che è una ulteriore dimostrazione di cecità e di immaturità. Se fossi stato a San Siro, di certo non avrei ritirato la squadra. Conosco le debolezze del nostro calcio e ho accettato di giocare con queste regole, anche se sbagliate. Ma ciò non mi impedisce di fare una battaglia affinché queste regole diventino moderne. Le tante chiacchiere dalla sera di san Siro in poi ribadiscono la necessità di azzerare il calcio. Il sottosegretario Giorgetti la smetta di pensare al Southampton e cominci a immaginare nuove norme, perché quelle vigenti in questo Paese risalgono al 1981. Ci sarebbe da chiedere allo Stato, come calcio italiano, una sorta di risarcimento per la mancanza di queste nuove regole”.
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