Hai parlato davvero troppo!: SQUALIFICATO RABIOT | La Lega calcio non ha perdonato
Spesso i calciatori esagerano con le dichiarazioni e finiscono per causare danni maggiori, che i club devono gestire.
Le dichiarazioni dei calciatori, specie nell’era dei social e della comunicazione immediata, sono diventate sempre più sotto osservazione: e non sempre per motivi positivi. Le parole possono creare danni gravi, sia per la reputazione dei singoli che per quella delle società, se usate in modo impulsivo o senza consapevolezza del contesto.
In Italia, il regolamento della FIGC prevede precise norme che vietano “dichiarazioni lesive” (art. 23 CGS): giudizi o rilievi che possano ledere la reputazione di persone, club o organismi federali sono sanzionabili. Questo significa che anche un’affermazione detta in privato o su un profilo social può portare a conseguenze disciplinari se ritenuta pubblica e dannosa.
Recentemente casi di accuse molto pesanti, come quelle di doping, inchieste su scommesse o sospetti sull’uso di farmaci, hanno fatto discutere parecchio. Ad esempio, Allan Saint-Maximin ha dichiarato che durante la sua esperienza al Fenerbahçe “gli abbiano cercato di doparmi”, lanciando accuse che il club ha voluto contestare legalmente. Situazioni come queste mostrano quanto la linea tra legittima denuncia e danno di immagine sia sottile, e quanto importante sia che i calciatori riflettano prima di parlare.
L’effetto negativo delle dichiarazioni nocive non si limita alla persona che parla: coinvolge tifosi, società, sponsor. Le reazioni dell’opinione pubblica possono diventare molto dure, e in casi estremi portare anche a procedimenti disciplinari o penali. La parola del calciatore conta, ha peso, e per questo la prudenza, l’attenzione al linguaggio e al momento in cui si parla devono essere elementi centrali nel suo comportamento pubblico.
Furia De Siervo
L’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ha replicato duramente alle parole di Adrien Rabiot, che aveva definito “folle” la scelta di far disputare una partita di campionato a Perth. “Rabiot si scorda, come molti calciatori che guadagnano milioni di euro, che sono pagati per svolgere un’attività: giocare a calcio. Dovrebbe avere rispetto dei soldi che guadagna e del suo datore di lavoro, cioè il Milan, che ha accettato e sostenuto l’idea di portare il campionato all’estero”, ha dichiarato De Siervo, parole riportate da fanpage, visibilmente irritato.
Pur ammettendo la complessità organizzativa di una gara a migliaia di chilometri, il dirigente ha sottolineato che si tratta di un’operazione perfettamente sostenibile: “I giocatori viaggiano in business class, e i grandi club lo fanno regolarmente. È un sacrificio, ma possibile per atleti di vertice con stipendi adeguati agli sforzi richiesti”.
Rischio squalifica?
Le parole del centrocampista francese potrebbero non restare senza conseguenze. Secondo il regolamento della FIGC, dichiarazioni considerate lesive nei confronti delle istituzioni calcistiche possono portare a una sanzione o a una breve squalifica.
La Lega Serie A starebbe valutando se aprire un fascicolo disciplinare: un gesto simbolico ma chiaro per ribadire che le critiche pubbliche devono restare nei limiti del rispetto.

