Insigne e la numero dieci sulle spalle. Avevamo già anticipato in tempi non sospetti, che questo numero portava con sè, la sua enorme dose di responsabilità. Il numero dei geni, il numero di chi ha fatto grande il calcio che fu. Quello che la numerazione partiva da uno e finiva pari quant’erano i presenti in rosa. No certo come oggi. Ecco perchè spesso ho predicato calma, consigliando di lasciare a Lorenzo Insigne la sua ventiquattro. Questo perchè l’Italia, popolo di sognatori e naviganti, oggi è diventato il popolo che dà importanza a cose futili, e intorno ricamano dibattiti interminabili.
A Madrid si và con un 4-2-4 e con Insigne largo a sx, e la numero dieci che tanti napoletani hanno apprezzato. Ma non era altro che una trappola preannunciata (per carità, non voluta). Affrontare la Spagna con quella disposizione tattica, è stato un suicidio iniziato all’ora, al minuto e al secondo, che a Giampiero Ventura gli si è illuminato il genio nascosto (forse troppo nascosto). Disposizione tattica che vedeva due mediani lenti e abbandonati a se stessi. Un’Italia che in fase di non possesso si schierava con Candreva e Insigne sulla linea dei centrocampisti, sempre e maledettamente in balia del palleggio avversario. Ragion per cui, Insigne è stato costretto più a fare il terzino ‘aggiunto’ che il suo ruolo naturale. Tre a zero, che sono ‘scoppole’ che di certo non devono demoralizzare l’ambiente, ma che comunque hanno costretto la nazionale azzurra alla lotteria dei play off.
Insigne non ha brillato, questo sicuro. Ma non è che sia scomparso più degli altri. C’è chi ha fatto peggio. Senza voler colpevolizzare nessuno, Ventura a parte ma solo per dovere di cronaca, perchè la Spagna è superiore e avrebbe vinto lo stesso, anche con uno schieramento italico ultra difensivo. Eppure sotto gli occhi dei riflettori, ci è andato Lorenzo. Forse perchè non è uno ‘strisciato’ nella sua vita calcistica di tutti i giorni? O semplicemente credevano che un numero potesse trasformare il seppur bravo Lorenzo nei vari Baggio, Del Piero o Totti (ultimi due comunque poco incisivi quando militavano in nazionale)? Escludendo la prima ipotesi e facendo leva sulla seconda, credo che chi dovrebbe capire qualcosa di calcio, in realtà ci capisce ben poco. Ed è per questo che consiglio a Lorenzo: “Lorè nun e penzà, tuorn, ca sta casa aspett a te”