Corriere dello Sport con un fondo di Antonio Giordano analizza la situazione di Napoli e Bari ai verti in Serie A, Champions e Serie B.
Le due società sono della famiglia De Laurentiis, il Napoli viene gestito da Aurelio ed il Bari dal figlio Luigi. “Aurelio ha 73 anni e quando ne aveva 55, come gli piace ricordare ripetutamente con civetteria, «mentre ero a Los Angeles con Angelina Jolie», venne sedotto dall’operazione Napoli: «Io che di calcio non sapevo niente». Luigi ha 43 anni e rispetto al papà può dirsi precoce, perché a 38, uscendo dal proprio mondo di celluloide, s’è caricato il Bari sulle spalle ed ha deciso di tirarlo fuori dal sottobosco del calcio, pure per lui un “perfetto sconosciuto”. Aurelio, il babbo, s’è messo persino a studiare e raccontano le leggende che abbia recuperato i testi di Coverciano utilizzati per il Supercorso: deve avere imparato in fretta, potesse farebbe anche la formazione, che ogni tanto butta lì agli allenatori. E comunque è dal 2010 che va in Europa, ora sta primo in serie A e pure in Champions, ha soffocato il suo istinto bulimico che a gennaio del 2020 lo spinse a divorare (quasi) il ds Giuntoli, ha trovato il sano equilibrio con un tecnico che lo sta facendo divertire ed ha scelto di tacere. Luigi, il primo genito, parla il giusto, quando proprio non può farne a meno, in quattro anni ha lasciato che la polvere della serie D – dove ha raccolto con Filmauro il Bari dal fallimento – venisse spazzolata sotto al tappeto che sta in prossimità dell’altare della serie B, dominata con la Reggina in questo trimestre da favola” scrive Corriere dello Sport.
De Laurentiis ed il rapporto con il pubblico di Napoli
Poi viene aggiunto: “Aurelio non è simpaticissimo, non fa persino niente per esserlo, anzi fa l’esatto contrario per lasciare che il popolo gli si rivolti contro, e quest’estate ha dovuto subire insulti, ingiurie, striscioni contro e pure l’istituzione di movimenti social “sovversivi” che non gliele hanno mandate a dire: potendo, l’avrebbero visto in mezzo ad una strada, meglio ancora un’autostrada.
Luigi ha saputo fronteggiare il venticello calunnioso della contestazione che risale a due anni fa, s’è stabilito a Bari, ci ha messo la faccia e pure la testa, e sta lasciando che le lezioni di diritto che gli arrivano da aree fumantine sulla multiproprietà restino all’ombra del ricorso presentato in epoca non sospetta: ci saranno vari gradi di giudizio ed eventualmente tribunali che aspetteranno. Aurelio e Luigi se la spassano, uno a Napoli e l’altro a Bari, e nella veste di leader – che entrambi ricoprono – stanno testimoniando varie cose: il coraggio delle proprie azioni, a volte estreme,
l’esistenza di un’idea e dunque di un progetto che non rappresenti un teorema retorico, e soprattutto la capacità di fare calcio, come sussurrato dagli autostoppisti che sulla Napoli-Bari, in entrambe le direzioni, ne hanno avuto percezione chiacchierando con i De Laurentiis“.