Corriere dello Sport: “Napoli contro Napoli”

Ogni volta che Luciano Spalletti torna a Napoli, è festa grande. Se i primi due scudetti della storia partenopea appartengono a Diego Maradona, il terzo è senza dubbio il trionfo dell’attuale ct della Nazionale. Come sottolinea Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport, i meriti dell’allenatore toscano in quella cavalcata sono indiscutibili: gioco spettacolare, risultati impressionanti e un vantaggio di 16 punti sulla Lazio seconda e 18 sull’Inter terza. Quel Napoli era una perfetta fusione tra collettivo e individualità, tra gioco di squadra e talento dei singoli. Giocatori come Kvaratskhelia, Osimhen e Kim erano elementi chiave di una macchina perfetta, plasmata da Spalletti in un equilibrio straordinario.
Napoli primo in classifica, ma con meno certezze rispetto al passato
Oggi il Napoli è di nuovo in testa alla classifica, con due punti di vantaggio su un’Inter più forte e completa. Tuttavia, come evidenzia Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport, la squadra ha perso molti dei riferimenti tecnici che l’avevano resa dominante due stagioni fa. Osimhen, che nel 2022-23 aveva già segnato 19 gol dopo 25 giornate, è stato rimpiazzato da Lukaku, attuale miglior marcatore azzurro con 9 reti. E il secondo miglior realizzatore, McTominay, è fermo a 6 gol.
Il punto di forza del Napoli attuale è il centrocampo, con Anguissa, Lobotka e McTominay. Tuttavia, rispetto alla gestione Spalletti, il reparto ha perso un riferimento tecnico come Zielinski, supportato all’epoca da un’ottima alternativa come Elmas. Oggi, invece, le rotazioni a centrocampo sono meno incisive. Anche sugli esterni la situazione è cambiata: Politano, che un tempo era l’alternativa a Lozano, è diventato titolare indiscusso, mentre Neres, arrivato per rinforzare la fascia, non ha ancora raggiunto il livello del Kvaratskhelia dello scudetto.
Differenze in panchina: Inter più profonda, Napoli meno flessibile
Un’altra grande differenza rispetto al passato riguarda la profondità della rosa. Come sottolinea Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport, quando Simone Inzaghi guarda la sua panchina, trova alternative in grado di mantenere invariato il livello della squadra. Antonio Conte, invece, ha una rosa meno profonda e, in caso di emergenza, è costretto a modificare il sistema di gioco, passando dal 4-3-3 al 3-5-2 in base ai giocatori a disposizione.
Un’altra differenza chiave riguarda il caso Kvaratskhelia: all’inizio della stagione, il georgiano è stato il miglior giocatore del Napoli, anche se il suo rendimento non ha raggiunto i livelli dell’anno dello scudetto. A gennaio, però, è stato ceduto, sostituito da Okafor, una riserva del Milan ancora in ritardo di condizione. Se a Spalletti avessero tolto Kvara o Osimhen, o se a Inzaghi avessero privato Lautaro o Thuram, forse avrebbero comunque vinto, ma perdendo un pezzo fondamentale del proprio gioco.
Un Napoli diverso, ma con un’anima vincente
Nonostante le differenze con il passato, il Napoli attuale continua a lottare per il titolo. Come evidenziato da Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport, la squadra ha inanellato 10 risultati utili consecutivi (7 vittorie e 3 pareggi), è in testa alla classifica da 18 settimane e vanta la miglior difesa del campionato (19 gol subiti).
Nell’anno dello scudetto, Spalletti riuscì a mettere insieme 15 risultati utili di fila, chiudendo il campionato con 28 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte. Il Napoli attuale, pur non offrendo lo stesso spettacolo, ha un’anima di ferro e una forza interiore che gli ha permesso di ottenere quattro vittorie e un pareggio in rimonta. Conte sa che la sua squadra sta facendo qualcosa di straordinario e ha ragione a crederci. Ma, allo stesso tempo, ha ragione chi considera il Napoli ancora un serio candidato al titol