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Coronavirus. L’allarme, molti nuovi assunti si dimettono: “In Intensiva senza preparazione e dispositivi”

Molti gli infermieri e i medici che si dimettono perché non reggono.  Nuove reclute in Intensiva senza preparazione adeguata e DPI gettano la spugna. Operatori sanitari contagiati: 6.414.

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Li chiamano eroi, ma sono soltanto umani.  Le nuove reclute assoldate per fronteggiare l’emergenza Covid, spesso vengono destinati alle terapie intensive anche per turni di 15 ore al giorno.

Secondo quanto riporta il Fatto Quotidianomolti Infermieri e medici scelgono di licenziarsi. Sono soprattutto le nuove reclute, quelle assunte con contratti a tempo determinato per fronteggiare l’emergenza. È già accaduto nelle Marche, in Toscana.

“Vengono assunti e poi subito indirizzati alla rianimazione. Reparti in cui viene richiesta una specialità elevata che richiede molte ore di formazione. Invece ne vengono erogate solo quattro.

Giusto il tempo di addestrarli alla vestizione, a capire come devono indossare e togliere i dispositivi di protezione per non infettarsi. La realtà è così drammatica che preferiscono dimettersi”.

La condizione peggiore secondo il Fatto, la vivono gli infermieri.  I camici vengono parcellizzati, le mascherine non sono sufficienti per tutti.

E allora succede che i turni già pesanti di dodici ore si dilatino: fino a raggiungere le 15 ore. Perché non si può uscire dal reparto fino a quando chi deve sostituirti non è stato dotato della mascherina filtrante. La programmazione dei turni è diventata una roulette russa.”

Alberto, infermiere  dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Lavora nel reparto di terapia intensiva Covid-19. “Un luogo che quando lo vedi ti cambia la vita. Il paziente è ostaggio del virus, l’impatto psicologico è devastante: e solo noi possiamo stargli vicino, aiutarlo”.

Il professionista si sente abbandonato: ” Anche qui, al Fatebenefratelli, scarseggiano molte cose. Non solo le mascherine. Ma anche i farmaci.  I salvavita, i curari, i sedativi.

Mancano pure i caschi per la ventilazione invasiva degli infettati. Sono monouso. Ma adesso l’ordine è: lavateli con la candeggina.

Quando alla fine si esce dal reparto, c’è la vita fuori da programmare, ci sono i figli piccoli. Percepiamo 1.500-1.600 euro al mese e abbiamo una compensazione di 100 euro: uno schiaffo morale”.

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CORONAVIRUS, CONTAGIATI 6414 INFERMIERI E MEDICI

Alberto non si è ammalato, non come tanti suoi colleghi e medici. Secondo l’Iss, i numeri aumentano: ieri risultavano contagiati al Coronavirus 6.414 operatori sanitari. 209 in più rispetto a mercoledì.

Di fronte a una emergenza che è come uno tsunami, è anche difficile rimpiazzare chi si ammala.

Trovare qualcuno disposto a trasferirsi e a rischiare per trenta euro all’ora, quando devi anche pagarti l’alloggio, non è facile”, osserva Alberto. C’è poi la questione degli infermieri precari, i più ricattabili. Al San Raffaele, sempre a Milano (ospedale privato convenzionato con la Regione Lombardia), li hanno mandati in prima linea.

Sono stati i primi ad essere scaraventati nelle terapie intensive allestite per controbilanciare la forte flessione del business derivante dai ricoveri programmati“.

Molti si sono già ammalati: un infermiere e un medico sono in terapia in tensiva, dieci in ossigenoterapia. Poi ci sono quelli scossi perché non riescono più ad assistere adeguatamente le persone che hanno altre patologie.

Succede a Pavia, all’ospedale San Matteo, dove le autoambulanze, sovraccaricate di chiamate, non riescono più a garantire soccorsi rapidi.

“È terribile vedere persone che stanno tanto male alle quali non puoi offrire l’assistenza che riuscivi a fornire prima”. Conclude Alberto.