Antò mi stai facendo perdere un sacco di soldi: ADL tuona col tecnico | L’amore tra i due è già finito
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Non sono sempre facili i rapporti tra presidente e allenatore. A maggior ragione quando ti chiami Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis.
I rapporti tra presidenti di club e allenatori nel calcio sono spesso segnati da tensioni e incomprensioni. Il presidente, custode dell’immagine e delle finanze della società, tende a voler avere voce in capitolo anche sulle scelte tecniche. L’allenatore, invece, difende la propria autonomia e rivendica la libertà di lavorare senza pressioni esterne. Questo contrasto di ruoli genera frequenti frizioni che, in alcuni casi, sfociano in rotture improvvise.
Un punto critico è rappresentato dal calciomercato. I presidenti, spinti dalle esigenze economiche o dal desiderio di accontentare i tifosi, possono imporre acquisti e cessioni non sempre in linea con la visione tattica dell’allenatore. Quest’ultimo, costretto ad adattarsi a giocatori che non ha richiesto, può sentirsi limitato nella costruzione del proprio progetto tecnico.
Anche i risultati sul campo incidono sulla solidità del rapporto. Un periodo negativo porta spesso i presidenti a scaricare le responsabilità sull’allenatore, ritenuto l’anello più facilmente sostituibile. Ne derivano esoneri rapidi e scelte impulsive, a volte più dettate dalla pressione mediatica che da una valutazione ponderata. Questa instabilità mina la continuità e la crescita delle squadre.
Non mancano però esempi virtuosi in cui presidente e allenatore lavorano in piena sintonia, condividendo obiettivi e strategie. In questi casi, il rispetto dei ruoli e la fiducia reciproca creano un ambiente favorevole al successo. Resta tuttavia evidente che, nel calcio moderno, trovare il giusto equilibrio tra potere dirigenziale e libertà tecnica rimane una delle sfide più difficili da vincere.
Nuovi acquisti poco utilizzati
Antonio Conte continua a gestire con estrema prudenza i rinforzi arrivati in estate. Giocatori come Lang, Gutierrez e Lucca sono stati impiegati con il contagocce, spesso relegati in panchina o utilizzati solo a gara in corso. Una scelta che, se da un lato garantisce continuità a chi già conosceva il sistema di gioco, dall’altro rischia di rallentare l’inserimento dei nuovi arrivati.
Il problema principale è che questi calciatori, arrivati con aspettative elevate e valutazioni importanti, non stanno trovando lo spazio necessario per dimostrare il proprio valore. La mancanza di minutaggio riduce la loro visibilità e ne penalizza l’impatto, trasformando l’investimento della società in un rischio di svalutazione.

Valore di mercato in calo
Già dopo poche settimane dall’inizio della stagione, il prezzo di mercato di alcuni di loro sembra in discesa. Senza prestazioni da mettere in vetrina, i nuovi acquisti rischiano di perdere appeal agli occhi di possibili acquirenti, limitando così anche le future strategie economiche del club.
La gestione di Conte, molto attenta a preservare l’equilibrio della squadra, potrebbe quindi avere un effetto collaterale imprevisto: un abbassamento del valore patrimoniale del parco giocatori. Una situazione che apre il dibattito tra esigenze tecniche immediate e programmazione a lungo termine.
