5 anni e 2 Coppa Italia alla Roma, poi finisce ai fornelli | I soldi non gli bastano: si è messo a rubare
Manette - napolipiu.com
La vita di un calciatore non è sempre rose e fiori, sopratutto dopo il ritiro, quando si spengono le luci della ribalta.
Il ritiro dal calcio rappresenta un momento di svolta radicale nella vita di un atleta. Dopo anni trascorsi tra allenamenti, partite e riconoscimenti, molti calciatori si trovano improvvisamente senza un obiettivo quotidiano. La mancanza di una routine strutturata può generare smarrimento, senso di vuoto e difficoltà a reinserirsi nella vita comune, lontano dai riflettori e dall’adrenalina del campo.
Le difficoltà non riguardano solo l’aspetto psicologico. Sul piano economico, diversi ex calciatori faticano a gestire il patrimonio accumulato durante la carriera. Investimenti sbagliati, consulenze poco trasparenti o semplicemente scelte azzardate possono condurre a perdite significative. Senza un’adeguata educazione finanziaria, anche chi ha guadagnato cifre importanti rischia di trovarsi in situazioni complicate.
Non mancano poi i casi in cui il ritiro apre scenari legali. Alcuni ex atleti finiscono coinvolti in cause civili o penali per questioni legate a debiti, contratti o presunti comportamenti scorretti. La notorietà, che durante la carriera era un vantaggio, diventa un’arma a doppio taglio, attirando attenzioni indesiderate e amplificando ogni vicenda giudiziaria.
L’assenza di un piano per il “dopo” porta molti calciatori a muoversi senza punti di riferimento, esponendoli a errori o cattive frequentazioni. Per questo, la fase post-ritiro richiede supporto psicologico, formazione e tutela legale, strumenti indispensabili per affrontare con serenità una vita nuova, che non può più basarsi soltanto sui successi sportivi.
L’accusa della Procura
L’ex centrocampista della Roma, Roberto Scarnecchia, oggi 67enne, è stato citato a giudizio con l’accusa di essersi appropriato di 60mila euro da una società in liquidazione. Secondo la Procura, rappresentata dal pm Andrea Beccia, il denaro sarebbe stato sottratto nel 2019 tramite cinque bonifici eseguiti a favore dello stesso Scarnecchia, causando un danno ai suoi soci.
La vicenda risale a poco prima che l’ex giallorosso ottenesse il prestigioso riconoscimento di chef stellato Michelin, traguardo che lo ha consacrato anche nel mondo della cucina dopo una carriera calcistica di buon livello. Proprio la passione per la ristorazione, però, lo avrebbe portato a questo presunto passo falso giudiziario.

I bonifici contestati
All’inizio del 2019 Scarnecchia e tre soci – Sandro Tasciotti, Beatrice Desideri e Maria Tomasino – fondarono la Nazareno, società dedicata alla ristorazione. L’impresa non ebbe fortuna e fu presto posta in liquidazione, ma secondo gli inquirenti già dai primi mesi si registrarono operazioni sospette.
Il 3 marzo Scarnecchia trasferì 12.200 euro dal conto della società al proprio. Stessa cifra il 5 aprile, giustificata come acconto. Seguì un bonifico di 19.800 euro a favore della Sacro&Profano, ristorante da lui gestito in passato, con causale legata a un servizio di catering. Infine, il 16 dicembre, un ulteriore trasferimento da 10mila euro. I soci presentarono due querele nel 2023, dopo la relazione del liquidatore Aldo Maccaro che ricostruì i movimenti bancari, dando così avvio all’inchiesta.
