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Spalletti: “Koulibaly spaventoso. Voglio tredici figate” -VIDEO

Luciano Spalletti parla ai microfoni della radio ufficiale del Napoli alla vigilia della sfida di campionato contro il Cagliari dell’ex Mazzarri.

 

Luciano Spalletti  ha parlato ai microfoni di Radio Goal su Kiss Kiss Napoli, emittente ufficiale del calcio Napoli. il tecnico azzurro ha commentato il momento che vive la squadra azzurra  in vista dei prossimi impegni:

Quando si fa un’analisi si va a constatare quello che è successo nei momenti difficili, si può dire che il mio Napoli, il nostro Napoli, un po’ di sua storia la sta costruendo. La sua personalità la sta facendo pezzo dopo pezzo, sta mettendo davanti a sé quello che sa fare. Penso di poter dire che abbiamo più consapevolezza.

Barcellona? Mettere in ansia squadre di questo livello, ma io oltre al primo tempo contro gli spagnoli, ci metterei anche un bel pezzo della partita con l’Inter e la vittoria a Venezia, anche lì è stato un passaggio importante, una partita insidiosa. Molte gare si danno per scontate, ma non era facile portarla a casa. Quando hai dimostrato in queste partite, come quella di Barcellona o contro l’Inter a Napoli, dimostri che sai farlo e puoi farlo, è una cosa acquisita e non si può più tornare indietro da quel punto lì. Si deve e si può solo andare avanti”.

Un aggettivo per la prestazione di Koulibaly a Barcellona?

“Un altro? (Ride, ndr.). Con lui sono finiti gli aggettivi, ma devo trovarne uno dico: è spaventoso. Prima l’ho conosciuto, l’ho ammirato chiamandolo Comandante, adesso comincia a spaventarmi per la sua calma, la sua capacità, per il tipo di partita che ha giocato in quell’ambiente: koulibaly si è fatto trovare sempre nel punto giusto. Spaventoso è l’aggettivo giusto per la capacità di sintesi delle sue partite”.

Bilancio?

“Più che bilancio, direi presa d’atto, vedo la squadra che cresce e giocare alla pari con grandi club di livello mondiale. Per la prima volta è successo anche in casa loro. Averla vista giocare con fiducia e divertirsi nei momenti positivi, e soffrire nei momenti che c’era da soffrire, come nel secondo tempo di Barcellona, mi fa sentire in sintonia con la squadra che alleno e l’ambiente che mi circonda. Meglio se la tirate voi la riga, io so bene cosa ho intorno.

Partita contro il Cagliari?

Io non cambio risposta o pensiero su quello che ho detto anche nelle ultime volte, se arriva Cagliari, Venezia, Barcellona, Inter, Lazio o Milan, cambiano i nomi, ma il concetto di base resta sempre lo stesso. Noi dobbiamo riuscire a fare il Napoli. Ci chiamiamo Napoli e dobbiamo proporre il nostro calcio e essere felici. Solo chi non sa niente di calcio può pensare sia una partita con meno insidie rispetto alle ultime giocate contro Barcellona e Inter. Il Cagliari è una squadra che si è rinforzata, è in fiducia e in sintonia con il suo allenatore che conosciamo bene qui, ha grande carattere e personalità. Le insidie ci sono tutte e dobbiamo essere al livello delle ultime partite che abbiamo giocato”.

Si può alzare l’asticella sugli obiettivi?

“Non lo so, giochiamo sempre per il massimo. Ma partita dopo partita. Non si possono fare dei calcoli a lunga distanza, il mio, il nostro futuro dipende da quello che facciamo ogni giorno nel presente. Entriamo nel vivo del campionato, ma io ci sono già entrato quando ho messo piede a Napoli. Ora vorrei 13 gioie, tredici figate di quelle belle e di fila. Poi mi starebbe bene anche morire sportivamente, qui si dice: “Vedi Napoli e poi muori”, quindi potrei essere d’accordo. Napoli l’ho vista, la sto vivendo e mi piace tantissimo viverla”.

Osimhen?

“Se Koulibaly ci spaventa, Osimhen è stratosferico per le possibilità che ha. Non riesco a capire dove possa arrivare e mi esalta scoprire cosa possa raggiungere questo ragazzo. Lo avete visto nell’ultima partita con i strappi di 40 metri, quando si è portato dietro tutta la difesa avversaria? Poi magari sbaglia un cross da vicino per l’avversario. Il primo a convincersi della sua forza deve essere lui, deve essere impressionante in questi 40 metri e saper fare anche altre cose. I compagni dovranno imparare ad essere all’altezza di uno così. Giocare con calciatori come Koulibaly, Insigne, Osimhen, Ruiz e tanti altri, potrei citare tutti, significa farsi trovare pronti. Quando giochi con questi enormi talenti qui sei un po’ condannato a migliorare, se vuoi starci dentro e migliorare. Vale lo stesso per me, anche io devo diventare un allenatore migliore per stare con calciatori di questo livello”.

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