Sei indagato per associazione mafiosa: guai per l’ex Napoli | Ha vinto il primo trofeo dell’era De Laurentiis
Napoli - napoolipiu.com
Calcio e mafia sono spesso intrecciati. I giocatori devono essere bravi a non cadere nella trappola dell’ignoranza.
Il mondo del calcio, spesso considerato un rifugio di passione e talento, non è immune alle ombre della criminalità organizzata. I calciatori, soprattutto quelli giovani o provenienti da contesti difficili, possono diventare bersagli ideali per la mafia, che cerca di sfruttare il loro successo e la loro popolarità. Le pressioni possono manifestarsi sotto forma di minacce, richieste di denaro o tentativi di manipolazione delle loro carriere.
Uno dei campi più delicati riguarda le scommesse clandestine e il rischio di combine. Alcuni calciatori, magari in difficoltà economiche o poco protetti dalle società, vengono avvicinati con la promessa di guadagni facili in cambio di comportamenti sul campo che alterino i risultati delle partite. Si tratta di un fenomeno che mina la credibilità dello sport e che può distruggere la reputazione di un atleta in pochi istanti.
Non mancano, inoltre, situazioni in cui la mafia cerca di infiltrarsi nella gestione dell’immagine dei calciatori. Attraverso procuratori o investitori poco trasparenti, può insinuarsi nel controllo dei contratti, dei trasferimenti e degli accordi commerciali. Questo tipo di pressione non solo limita la libertà dell’atleta, ma può anche trascinarlo in indagini giudiziarie e scandali mediatici.
Va considerato il lato umano: i calciatori sono persone, spesso molto giovani, che si trovano improvvisamente a gestire fama e ricchezza. Senza una rete di protezione adeguata, possono cadere vittime di estorsioni o ricatti, che non colpiscono solo loro ma anche le famiglie. La lotta a questi fenomeni richiede istituzioni vigili e club capaci di tutelare i propri tesserati da pressioni che vanno ben oltre il campo di gioco.
Mafia Capitale e i legami con i vip
Nel 2014, l’inchiesta su Mafia Capitale fece emergere scenari che andarono ben oltre la politica e l’imprenditoria, toccando anche il mondo dello spettacolo e dello sport. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, tra i nomi coinvolti comparve quello di Giovanni De Carlo, esponente vicino alla banda guidata da Massimo Carminati. Proprio lui avrebbe ricevuto una richiesta dal presentatore Teo Mammucari per sostanze dopanti, a testimonianza di contatti inattesi e controversi.
Sempre De Carlo, nello stesso periodo, sarebbe stato visto a casa del cantante Gigi D’Alessio dopo un furto subito dall’artista. Le indagini, dunque, restituirono l’immagine di una figura inserita in un reticolo di rapporti che andavano ben oltre l’ambiente criminale, capace di intrecciarsi con personalità note al grande pubblico.

I rapporti con lo sport e lo spettacolo
Dalle intercettazioni dei Ros emerse anche un dettaglio che fece discutere: De Carlo rispose a tentativi di chiamata provenienti dal calciatore Daniele De Rossi. Non si chiarirono i contenuti di quei contatti, ma la notizia sollevò grande clamore mediatico.
In quegli stessi atti si parlò inoltre di rapporti frequenti con figure legate ai calciatori Matteo Destro e Blerim Dzemaili, attraverso le rispettive compagne, oltre che con la coppia formata da Stefano De Martino e Belen Rodriguez. Tutti elementi che, nel 2014, mostrarono come la rete di Mafia Capitale si estendesse fino a mondi insospettabili, generando grande scalpore nell’opinione pubblica.
