Lozano è diventato fondamentale per il Napoli. La parabola del messicano dal calcio liquido di Ancellotti alla grinta di Gattuso.
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Hirving Lozano è stata una delle più grandi delusioni della scorsa stagione di Serie A, forse la più grande. Arrivato come l’acquisto più costoso della storia del Napoli, aveva deluso le aspettative su tutti i livelli possibili.
Lozano è arrivato al Napoli per espressa richiesta di Ancelotti – che mesi prima dell’acquisto aveva detto “Mi piace da morire”. Ancelotti lo vedeva come punta centrale, un ruolo in realtà mai ricoperto dal Messicano e che appare in contraddizione con le sue caratteristiche.
La scorsa stagione ha giocato poco e quasi mai da titolare: 8 volte con Ancelotti, appena due da quando è arrivato Gattuso.
Nel calcio fluido ancelottiano dello scorso anno, che richiedeva ai giocatori di muoversi continuamente e di aggiustare la posizione in relazione ai compagni, Lozano doveva elaborare troppe informazioni.
Il tecnico, lo aveva tolto dalla sua zona, per farlo giocare spesso in spazi centrali, addirittura in posizione di punta. La sua idea, probabilmente, era quella di provare a sfruttare al massimo gli istinti di Lozano vicino l’area di rigore. Ha finito però per restringergli troppo gli spazi e i tempi per le sue giocate.
LA PARABOLA DI LOZANO
La classifica marcatori della Serie A, attualmente, tra fenomeni e vecchi lupi di mare del nostro campionato, presenta un’unica sorpresa: Hirving Lozano. Chi avrebbe immaginato che in tre partite giocate il messicano avrebbe segnato 4 gol?
Quando è arrivato a Napoli, i tifosi si aspettavano un’ala veloce e dribblomane, un potenziale incubo per i difensori della Serie A. qualcuno frettolosamente lo definì il nuovo Lavezzi.
Invece arrivò un giocatore caotico e boccheggiante senza spazi. Un giocatore arrivato col soprannome glamour di “Bambola assassina” è sembrato insicuro e spaesato.
Lozano con la maglia del PSV era fuori scala per il campionato olandese: la sua media gol era quella di un numero 9, 35 in 60 presenze, più di uno ogni due partite. Questo nonostante partisse spesso lontano dalla porta.
In Italia, lo scorso anno, sparì, si dissolse anche a causa della rigidità tattica di Carletto. Gattuso invece ha pensato il suo Napoli con lui Lozano centro.
Se il messicano sta rendendo così tanto, con una media di più di un gol a partita, è perché la squadra sembra maggiormente cucita sulle sue caratteristiche.
Nelle 3 partite giocate quest’anno, spiega il portale l’ultimouomo.it, il messicano è tornato esterno, partendo due volte a destra, nel ruolo che era di Callejon.
Lozano sta asciugando il proprio gioco, toccando pochi palloni ma in posizioni più avanzate e spesso con più spazio. Oppure arrivando direttamente a concludere tagliando sul secondo palo – ha già segnato due gol aspettando la palla dietro l’ultimo difensore.
È il giocatore del Napoli, dopo Osimhen, a toccare meno palloni ogni 90 minuti. Nella partita contro l’Atalanta ha giocato invece a sinistra e la situazione è leggermente cambiata. È il ruolo più naturale di Lozano, quello su cui ha costruito la sua efficacia offensiva nei suoi anni in Olanda. Con la maglia del PSV il suo classico movimento a rientrare da sinistra verso il centro lo ha segnalato al mondo.
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IL MERITO DI GENNARO GATTUSO
Oggi Lozano è un giocatore più sereno, e anche più attento nella partita. Gattuso lo ha definito «in crescita sia fisica che mentale.
Ora che è in fiducia sbaglia anche meno. La sua parabola dovrebbe farci riflettere sul valore che diamo alla stagione di un giovane arrivato in Serie A.
Da una parte diamo per scontato che debba adattarsi a un campionato nuovo, a un ambiente culturalmente diverso, ma d’altra parte non resistiamo alla tentazione di dare un giudizio definitivo dopo qualche mese negativo.
Anche chi nel Napoli doveva prendere decisioni sul futuro di Lozano ha cercato di cederlo in estate, rimangiandosi il grande investimento fatto poco prima.
Lozano rimane un calciatore peculiare, nonostante alcune sue qualità siano troppo evidenti per essere ignorate: il suo rendimento finora è un altro grande merito di Gennaro Gattuso, che ha lavorato su di lui mentalmente e ha capito dentro quale abito tattico può riuscire a rendere al meglio.
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