Il Corso Vittorio Emanuele a Napoli è stata la prima tangenziale d’Italia. Nel 1853 Ferdinando II inaugurò Corso Maria Teresa , la strada cambiò nome dopo l’unità.
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Napoli, Corso Vittorio Emanuele fu la prima tangenziale in Italia. Nato per volere di Ferdinando II fu chiamato Corso Maria Teresa in onore della regina, fu inaugurato il 28 maggio 1853. Nel 1860, dopo la conquista di Garibaldi, la strada fu intitolata al primo re d’Italia Vittorio Emanuele.
ECCO PERCHÉ’ IL CORSO VITTORIO EMANUELE FU LA PRIMA TANGENZIALE IN ITALIA
Tra i primati di Napoli spicca senza dubbio il Corso Vittorio Emanuele la prima tangenziale in Italia. La sua realizzazione verso la metà del XIX secolo si deve alla volontà di Ferdinando II che alla fine del 1852 commissionò il progetto a un gruppo di cinque architetti ed urbanisti: Errico Alvino, Francesco Saponieri, Luigi Cangiano, Antonio Francesconi e Francesco Gavaudan, con l’intento di poter avere un asse viario che mettesse in diretto collegamento due parti della città poste agli antipodi e, soprattutto, la città bassa col quartiere del Vomero.
I progetti scissero la strada in tre tronconi: il primo andava da Piedigrotta al convento di Suor Orsola Benincasa, il secondo da qui fino all’Infrascata (dal 1869 chiamata via Salvator Rosa) e infine il terzo, mai realizzato, sarebbe proseguito verso Capodimonte per poi terminare in piazza Ottocalli. La nuova strada, fu chiamata Corso Maria Teresa in onore della regina.
CORSO MARIA TERESA
Il corso Maria Teresa già ideato nel 1853 da Errico Alvino, in collaborazione con gli architetti municipali Cangiano, Francesconi, Gavaudan e Saponieri, su commissione di Ferdinando II, completato in prima battuta solo nel tratto da Mergellina a Suor Orsola, il percorso sinuoso della nuova arteria stradale (destinato dai progetti Borbone a cingere l’intero nucleo urbano) viene finalmente prolungato fino all’Infrascata (all’altezza dell’attuale piazza Mazzini), intitolato al primo re dell’Italia unita Vittorio Emanuele. Oltre alla funzione urbanistica cruciale di raccordo dei percorsi collinari trasversali, assume valenza paesistica degna dello scenario ambientale che intercetta: una prescrizione reale lungimirante (31 maggio 1853) vieta costruzioni che compromettano la visuale panoramica sul golfo e sulla città sottostante.
LA CONQUISTA DI GARIBALDI
I lavori tuttavia furono eseguiti in fretta e furia: i sei ponti che superavano i dislivelli, per esempio, furono fatti in legno. Comunque entro il 1860 fu completato il primo troncone.
Nel 1860, dopo la conquista di Garibaldi, la strada fu intitolata al primo re d’Italia. I lavori per completare il secondo troncone della strada tuttavia partirono dopo il 1873, data del nuovo progetto di questo tratto elaborato da quattro dei cinque architetti originari, infatti a Saponieri, che intanto era morto, subentrò Pasquale Francesconi, fratello di Antonio.
Portato a termine nel 1870, il corso può considerarsi una sorta di tangenziale ante litteram della metropoli moderna, malgrado il progetto più ambizioso sia rimasto incompiuto: il collegamento tra Mergellina e Capodimonte si arresta di fatto a piazza Mazzini, all’innesto con la Cesarea.
A termine del corso fu aperta una piazza, inizialmente intitolata anch’essa a Salvator Rosa, al cui centro fu inaugurata il 24 novembre 1910 in occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario del plebiscito di annessione.
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PIAZZA MAZZINI E L’INGANNO DELLA STATUA
Successivamente la piazza fu intitolata a Giuseppe Mazzini, cosa che nel tempo indurrà moltissimi napoletani a ritenere che la statua di Imbriani raffiguri invece proprio il Mazzini.
A monte del corso, sui suoli di proprietà della famiglia Grifeo, resta forte l’impronta moderna delle sperimentazioni condotte da Lamont Young; su tutte il ‘castello’ (1875, dove abiteranno Matilde Serao e Eduardo Scarfoglio) , concepito come un maniero gotico in rovina; su registri stilistici paralleli, a ridosso del muro di cinta di villa Lucia e di villa Floridiana, l’architetto realizza, nel 1892, il villino Bartolini.
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Fonte: Antonio Ghirelli: Storia di Napoli Enaudi editorie, wikipedia, Napoli per quartiere