Maurizio Sarri ha conquistato il Palazzo. Durante la conferenza stampa di presentazione, Sarri è stato a tratti imbarazzante. Ma una verità l’ha detta…
A Vinovo un Sarri in difficoltà. Un’arrampicata sugli specchi e una serie di bugie, che per quanto possano scandalizzare, non mi hanno sorpreso. Tralasciando il vestito che gli dona pochissimo.
Maurizio Sarri ha conquistato il Palazzo
Il Palazzo è conquistato e lo ha fatto con tanto di raccomandazione. Nulla di nuovo, o qualcuno si aspettava un “Juve ladrona” lì davanti a tutti? Diceva il caro Benitez “il calcio è bugia”.
Sarri l’ha raccontata, bisognerà vedere se nel triennio azzurro o nella conferenza juventina di qualche ora fa. Una verità però l’ha detta o l’ha lasciata intendere, ovvero che le parole nel calcio, cambiano in base alla piazza che ti trovi ad esercitare il tuo ruolo.
A Napoli siamo dei fessi e questa non è una novità. Siamo fessi, lo sanno, e tutti ci sguazzano. Abbiamo abbracciato Lavezzi e fischiato Cavani, solo perchè il primo ha pianto al suo addio mentre il secondo è andato via con l’amante. Ci è fregato poco se il secondo ha reso il quadruplo rispetto al primo. Questo serve giusto per rendere l’idea.
IL TRADIMENTO DI SARRI
Gridare al tradimento non esiste ne in cielo e ne in terra. Lo facciamo per spirito di vittimismo. Nel calcio non esistono “traditori”, esistono professionisti che fanno delle scelte in base alle loro esigenze. Professionalmente a Sarri non gli si può dire nulla.
Lo reputo un grande allenatore che ha accettato un club di primissima fascia. Non c’era d’aspettarsi diversamente da uno che prima di quattro anni fa aveva l’Empoli come apice della sua carriera. Ma umanamente mi ha deluso. Non tanto perchè ha accettato quelli là, ma per tutto quello che ha detto nel triennio azzurro a proposito di quelli.
DALLA PARTE DEL RAGIONIER CASORIA
Sarri da oggi è diventato amico del “ragionier Casoria”, il tanto odiato ragioniere che fregava il carbone al portinaio Antonio Bonocore, Totò. Della sua avventura napoletana ricordo il gioco espresso, che racchiude l’immenso lavoro del tecnico toscano. Un qualcosa di encomiabile, nonostante il pugno di mosche in mano. Ma per il resto, diventa semplicemente un nostro nemico sportivo.