De Laurentiis, il silenzio strategico del presidente: sogni scudetto e futuro da 150 milioni

di Fabio Mandarini – Corriere dello Sport
Pasqua a Capri, poi un volo per le Maldive: Aurelio De Laurentiis si muove lontano dai riflettori, nel silenzio discreto che ha caratterizzato tutta la sua stagione più intelligente. A meno di un mese dal suo 76° compleanno, che coinciderà quasi con la fine del campionato (24 maggio), il presidente del Napoli osserva da lontano una delle sue creature meglio riuscite: un Napoli capolista, ricostruito dalle macerie post-scudetto e rianimato in tre mosse chiave.
Il Napoli rinasce in tre mosse
Come racconta Mandarini sul Corriere dello Sport, De Laurentiis ha saputo riplasmare il Napoli scegliendo con cura:
Antonio Conte, uno degli allenatori più vincenti d’Europa;
il ruolo centrale dell’allenatore nella gestione tecnica;
un nuovo direttore sportivo, Giovanni Manna, con cui affidare in tandem il mercato.
Un progetto costruito con metodo e coraggio, che oggi si gode i frutti con il Napoli in testa alla Serie A insieme all’Inter, nonostante una finestra di mercato invernale imperfetta e segnata dalla partenza di Kvaratskhelia, e quella imminente di Osimhen.
Silenzio e strategia: il presente
Il presidente, rimasto defilato dopo l’intervento di auguri pasquali e una breve replica alle parole di Conte, ha scelto la via del silenzio. Una decisione figlia delle lezioni dello scorso anno, quando la sua presenza costante creò tensioni e malumori. Stavolta ha lasciato spazio al campo e al tecnico: un segnale di umiltà e intelligenza, che ha trasformato un inverno pieno di dubbi in un’incredibile primavera azzurra.
Prospettive: altri 150 milioni?
Il futuro sarà ancora più ambizioso: come sottolinea Mandarini, De Laurentiis sta già pensando a nuovi investimenti massicci, sostenuti dal “tesoro” delle cessioni. I numeri? 150 milioni, forse di più. Per rifare un Napoli competitivo in vista della prossima Champions League, con l’obiettivo di essere protagonista su tutti i fronti.
Ma ora è il momento di scrivere il finale. E De Laurentiis lo fa a modo suo: con la scaramanzia di sempre e il silenzio di chi sa che la partita vera si gioca sul campo.