Il video di Lorenzo Insigne che è diventato virale sui social ha scatenato diverse reazioni, tra cui quelle del Corriere del Mezzogiorno.
Il giocatore è stato difeso pubblicamente da Gianni Simioli, noto conduttore radiofonico. Ma non sono mancate le polemiche, che ancora sono in corso. Anche Monica Scozzafava, giornalista del Corriere del Mezzogiorno, ha scritto un editoriale sulla vicenda Insigne.
Video Insigne: l’editoriale
I social non perdonano, forse Lorenzo Insigne non lo sa. E non lo può sapere perché poi fondamentalmente non è mai stato un ragazzo troppo social. Ha un profilo Instagram dove di rado pubblica scatti privati. Quando gli è stato chiesto di fare un video per un ragazzo «non libero», lui non si è sottratto. O forse non ha avuto il tempo
di farlo.
La vera questione attiene all’opportunità. Il capitano, napoletano, della quarta squadra italiana, il numero dieci della Nazionale non dovrebbe scendere su questi piani, almeno non pubblicamente. La solidarietà è il mondo migliore quando resta privata. Insigne che non si è mai sottratto a opere umanitarie (è tra quelli che fa il numero maggiore di video per bambini ammalati) avrebbe però dovuto comprendere il peso di quelle parole. Non cedere alle insistenze di chi lo ha avvicinato. E se fosse uno scherzo? Come qualcuno vicino a lui ha ipotizzato? Sarebbe di pessimo
gusto. Se, invece, per libertà Insigne non avesse voluto intendere quella che viene privata dal carcere? Certo, anche chi ha il Covid è recluso (e la versione ufficiale del calciatore è che di questo si trattava) ma è lo slang («ti auguro una presta libertà») che fa tutta la differenza del mondo. Un tifoso detenuto resta pur sempre un tifoso
meritevole di rispetto, ma gli auguri gli si possono recapitare in altri modi. Quelle parole hanno un peso e un video non è mai privato: la rete non perdona certe cadute. Di stile.