Terribile infortunio per Berrettini: “Immobile a letto” | Il dramma dopo il match

berrettini (puntera) - napolipiu
Un momento buio: “Sentivo le urla dal Centrale, ma non potevo neanche muovermi”.
Il romano, attuale numero 34 del mondo, ha sconfitto in rimonta il numero 2 del ranking ATP, Alexander Zverev, in uno scenario che sembrava scritto per un’altra storia. E invece, con cuore, lucidità e gambe finalmente agili, Berrettini ha cambiato il destino di una partita cominciata male, ma conclusa con una delle vittorie più significative della sua carriera.
L’avvio, come spesso accade contro un colosso del tennis come Zverev, è stato tutto in salita. Il primo set è scivolato via in poco più di mezz’ora, con un 6-2 secco che lasciava presagire l’ennesimo stop precoce in un torneo importante. Ma nel secondo parziale qualcosa è cambiato. Matteo ha alzato il livello del servizio, ha aggredito con coraggio e soprattutto ha mostrato una nuova lucidità nei momenti chiave. È lì, in quei game iniziali del secondo set, che Berrettini ha iniziato a credere in sé stesso.
Non è solo una questione tecnica o atletica. Il vero punto di svolta è stato mentale. Lo ha confessato lui stesso, subito dopo la partita: “È stata una battaglia soprattutto nella testa. Ho dovuto impormi di cambiare atteggiamento, di spingere quando la testa mi diceva di proteggermi”. E così è stato.
Con pazienza, con coraggio, con la voglia feroce di non arrendersi, ha prima pareggiato i conti e poi si è giocato tutto nel terzo set. Il risultato? 2-6, 6-3, 7-5 in 2 ore e 29 minuti. E la prima vittoria in carriera contro uno dei primi due del mondo.
Un’atmosfera magica, un’energia che fa la differenza
Ma dietro ogni impresa sportiva c’è sempre una spinta in più. E questa volta è arrivata dal Centrale di Montecarlo. “Mi hanno aiutato tantissimo,” ha detto Matteo, emozionato. “Ho cercato di farli urlare ancora di più, perché ti danno energia. Soprattutto quando sei stanco.” Quella spinta, quel rumore, quella passione del pubblico gli hanno dato il carburante per arrivare fino alla fine, contro ogni pronostico.
Proprio quel Centrale che, tre anni fa, gli aveva regalato una delle giornate più dure della sua carriera. Ed è lì che la storia prende una piega inaspettata, quasi drammatica.
“Ero immobile, non riuscivo nemmeno a tossire”
Dopo aver ricordato l’atmosfera elettrizzante di Montecarlo, Berrettini ha rivelato un episodio che pochi conoscevano davvero. “Tre anni fa, proprio qui, mi infortunai. Il giorno dopo ero a letto, immobile. Non riuscivo a muovermi, avevo un dolore atroce all’addome. Ogni volta che tossivo o starnutivo era un incubo.” Il racconto è crudo, sincero. Matteo abitava vicino al campo, e da casa poteva sentire le urla del pubblico mentre lui, impotente, era steso in un letto di dolore.
Un ricordo amaro che oggi, però, diventa motivazione. “Me lo sono detto: divertiti, fai gridare ancora quella gente. Falli urlare per te.” E lo ha fatto. Ha ribaltato il destino, ha riscritto la narrazione. Non più il ragazzo fragile, bloccato in camera da un infortunio, ma l’uomo che batte il numero 2 del mondo con grinta e consapevolezza.