Antonio Giordano attraverso il suo profilo di Facebook parla dell’esonero di Carlo Ancelotti dal Napoli e svela alcuni retroscena: “Ci sarebbero da dire un paio di cose: la prima, non solo personale, riguarda Fabio Mandarini – non un collega, un fratello – e il mio giornale, il Corriere dello Sport-Stadio. E’ una questione che è giusto venga trattata ufficialmente sulle pagine del quotidiano che ho l’onore, nel mio piccolo, di rappresentare e che dunque lascerò venga affrontata attraverso i contenuti che leggerete domani. La seconda, si direbbe più «frivola», e non è così, appartiene alla storia più recente del Napoli e alla gigantesca occasione perduta di ricostruirsi un ciclo, dopo aver avuto l’illuminazione di scegliere l’allenatore più forte al mondo (così dicono le statistiche delle quattro Champions) o uno dei più grandi di sempre. So bene che il discorso rischia di diventare «scivoloso», potrebbe generare un dibattito – e lo meriterebbe – ma va detto altro, adesso, sinteticamente, senza perdersi dietro a valutazioni personali, alle etichetta, alle gratuite interpretazioni, talvolta surreali, ridicole e pure offensive“.
Poi sempre sull’esonero di Ancelotti aggiunge: “Ancelotti fu esonerato il 10 dicembre, quando fu deciso di «revocare l’incarico di responsabile tecnico della prima squadra» al termine del 4-0 sullo Genk. Il San Paolo, allora si chiamava così, aveva già capito e applaudì; e Ancelotti aveva intuito e salutò per ricambiare. Non fu esonerato dai tifosi, come ha recentemente detto il presidente del Napoli («Ancelotti è un fuoriclasse che ha avuto solo la sfortuna di non essere simpatico ai napoletani. Non ha avuto la furbizia di rendersi tale e non è stato visto come uno dei nostri dalle curve»). Ancelotti fu esonerato la domenica sera precedente, dopo il pareggio di Udine, dal presidente del Napoli, che seguì il suggerimento dei propri consiglieri. La pistola fumante era in sede, non in curva, né in tribuna. Ps: per la prima delle due cose, le chiamo così, un grazie all’USSI Campania“.