Gazzetta dello Sport: “Coppa quailità”
Riad – Antonio Conte sa bene cosa significa avere Roberto Baggio dalla propria parte. Ci ha giocato insieme e conosce il peso simbolico e tecnico di una figura così. Stavolta, però, il Divin Codino è idealmente schierato con il Bologna e la cosa non può lasciare del tutto indifferente il tecnico del Napoli. Come racconta Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport, Vincenzo Italiano ci conta eccome.
«La sera della finale di Coppa Italia a Roma fu Baggio a portare il trofeo al centro del campo – ricorda Italiano – e alla fine venne a complimentarsi. Sapere che ci è ancora vicino, anche qui a Riad, ci dà forza».
Il tecnico rossoblù osserva la Supercoppa poggiata sul tavolo con occhi carichi di desiderio. «Dal vivo è più bella che vista in televisione». La vuole, perché sente la spinta di una città innamorata e la percezione netta di essere davanti a un passaggio storico. Dopo aver riportato a Bologna una Coppa Italia che mancava da 51 anni, Italiano può firmare due trofei in due stagioni consecutive, come non accadeva dai tempi dei due scudetti di Arpad Weisz nel 1936 e 1937. Un’impresa che, sottolinea ancora Garlando sulla Gazzetta dello Sport, consegnerebbe questo Bologna alla memoria collettiva, accanto a quelli di Bernardini e Bulgarelli.
Conte non è ignaro di tutto questo. Seduto sulla stessa sedia, un’ora dopo, entra subito nel tema: «Dovremo essere bravi a pareggiare la loro fame». L’Inter, per esempio, non c’è riuscita. Il Napoli, invece, come dimostrato in semifinale, non è arrivato a Riad con lo snobismo delle milanesi.
C’è anche una motivazione ulteriore per gli azzurri, evidenziata da Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport: la sconfitta secca del 9 novembre al Dall’Ara, quel 2-0 che rischiò di far deragliare la stagione. Conte trasformò il tonfo in una “provvida sventura” manzoniana: esame di coscienza collettivo, svolta tattica, rilancio di Neres e Lang, risalita in campionato e accesso alla finale.
Conte la Supercoppa l’ha già vista dal vivo e sollevata due volte con la Juventus. Due volte l’ha vinta anche il Napoli, l’ultima nel 2014. Per il Bologna, invece, è un debutto assoluto. Le tre finali perse da Italiano alla Fiorentina non sono state fallimenti, ma gradini. Oggi entrambi gli allenatori arrivano con sette finali alle spalle e una volontà ferrea. Si somigliano per aggressività e capacità di adattamento: nelle semifinali, ricorda la Gazzetta dello Sport, entrambi hanno saputo abbassare il blocco per assorbire la pressione delle milanesi quando necessario.
Sono due artigiani del gioco, cresciuti nella gavetta, capaci di costruire il calcio che vogliono senza dogmi. E promettono una finale gustosa.
Duelli e numeri
Il Bologna è rimasto imbattuto in cinque degli ultimi sei incroci con il Napoli. Gli azzurri, però, hanno imparato a difendersi meglio: sei clean sheet nelle ultime dodici gare, dopo aver sempre subito gol nelle nove precedenti. La svolta post-Bologna ha esaltato gli esterni del Napoli, mentre nel Bologna lo sono da sempre.
La finale sarà una gara di frecce, come scrive Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport: Politano e Orsolini sotto gli occhi di Gattuso, Cambiaghi e Neres pronti a puntare la porta. Intrigante il duello in mezzo tra McTominay e Ferguson, con lo scozzese favorito su Moro.
Meno simmetria davanti. Hojlund, reduce da gol e assist contro la Juventus, è in stato di grazia: 9 partecipazioni a reti stagionali (7 gol e 2 assist) e vicino alla doppia cifra per la quarta stagione consecutiva in uno dei cinque top campionati. Italiano, invece, non è altrettanto soddisfatto dei suoi centravanti: Castro e Dallinga insieme hanno segnato cinque gol, due in campionato. Il ballottaggio resta aperto, con Dallinga che colpì il Napoli al Dall’Ara, ma Castro ancora in vantaggio. Immobile, dopo il rigore decisivo contro l’Inter, osserva dalla panchina pronto allo scherzo.
Conte, invece, dovrebbe confermare tutto, compreso Elmas per Lang.
Oltre la coppa
Si gioca per una coppa che ha stregato Italiano, ma anche per rilanciarsi in campionato. La Juventus ha allungato a +4 sul Bologna, che dovrà ripartire forte per non perdere contatto con la zona Champions. Ma l’energia buona della Supercoppa serve anche al Napoli, atteso da un gennaio durissimo con Lazio, Inter e Juve in trasferta.
Tutte le sette sconfitte azzurre sono arrivate lontano dal Maradona. Per questo, come conclude Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport, un trofeo vinto lontano da Napoli potrebbe diventare la medicina giusta per curare la sindrome del viaggiatore. Ora resta solo da augurarsi una cornice degna, con pochi seggiolini gialli scoperti, per una finale che promette di essere vera.
