Donnarumma, dietro la rapina un inferno criminale

Donnarumma

Donnarumma - fonte lapresse - napolipiu.com

La rapina subita da Gianluigi Donnarumma nell’estate del 2023, quando il portiere e la compagna Alessia Elefante furono aggrediti nella loro abitazione, legati, picchiati e minacciati con un coltello, oggi assume contorni ancora più inquietanti. Non solo per la violenza del colpo – fruttato beni per circa mezzo milione di euro – ma per ciò che è emerso successivamente dalle indagini: uno scenario criminale feroce, organizzato e guidato da giovanissimi.

Nel maggio 2024 uno degli esecutori materiali della rapina, un ragazzo di 21 anni, viene trovato morto in carcere. Ufficialmente un suicidio. In realtà, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’epilogo di una spirale di violenze, minacce e torture psicologiche che lo avevano trasformato in un bersaglio sacrificabile. Un ingranaggio debole, diventato improvvisamente scomodo.

Dietro il colpo ai danni del portiere italiano si muoverebbe una nuova forma di criminalità, composta e diretta da ragazzi poco più che ventenni, capaci di gestire traffici e operazioni anche dal carcere, sfruttando reti di contatti, telefoni e social network. Un sistema che recluta giovani in difficoltà economiche, con storie familiari fragili, debiti sulle spalle e nessuna protezione reale. Manovalanza facilmente ricattabile, usata e poi eliminata.

Gli inquirenti hanno individuato due figure centrali, considerati gli ideatori del piano. Anche loro giovanissimi, già detenuti per reati simili al momento dell’incriminazione, ma comunque in grado di impartire ordini e seguire l’azione in tempo reale. Secondo la ricostruzione, sarebbero stati proprio loro a esercitare pressioni continue sul ragazzo morto in carcere, prima fuori e poi dentro il penitenziario, fino a spingerlo a togliersi la vita.

Il giovane era entrato nel giro per saldare un debito: un prestito legato all’acquisto di una moto. Da quel momento non è più riuscito a uscire dalla rete. Per “pagare” è stato costretto a partecipare alla rapina, facendo da autista e palo mentre altri entravano nell’abitazione di Donnarumma. Dopo il colpo, però, non è arrivata la libertà, ma l’inizio della fine. Troppo pericoloso, troppo fragile, troppo esposto. Una voce da spegnere.

Questa vicenda racconta una criminalità nuova solo in apparenza: più giovane, più spregiudicata, più cinica. Un sistema che non promette riscatto ma offre una sola via d’uscita. E che lascia dietro di sé non solo vittime celebri, ma soprattutto ragazzi inghiottiti e distrutti da una spirale di violenza dalla quale non è concesso tornare indietro.