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Corriere – Il Napoli rischia di restare fuori dall’Europa

Il Napoli rischia di restare fuori dall’Europa. Apocalisse partenopea in un settimo posto, momentaneo, che ha gettato nel panico un’intera città

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Un Napoli fuori dall’Europa sarebbe una catastrofe economica  e sportiva. Il corriere del Mezzogiorno ha dedicato un focus alla squadra azzurra.

Il quotidiano ha rapportato le “crisi” del Napoli, un dejavu che parte da Mazzarri e finisce a Carlo Ancelotti.

Le crisi azzurre: Mazzarri, Benitez e Sarri

In principio fu Rafa Benitez il primo a essere processato, subito dopo l’intoccabile artigiano, sudore e contropiede, Mazzarri. L’artefice dei primi miracoli dell’era De Laurentiis, padre putativo del trio dei Messia: Lavezzi, Hamsik e Cavani.

Allo spagnolo, che pure portò pezzi pregiati con il mercato, fu imputato un Napoli bloccato, macchinoso, con Hamsik fuori posizione.

Poi venne Sarri; la perfezione, tiki taka verticale, lo scudetto sfiorato e perso in albergo a Firenze contro una Juve, in quel momento, più aiutata che forte.

Dopo Maurizio Sarri arriviamo al presente, quello di Ancelotti. Lo stratega voluto da De Laurentiis per mettere al timone della sua nave uno yes man di prestigio internazionale.

Ancelotti non criticabile da nessuno che calcasse il suo cittadino perché, oggettivamente, come si critica sua maestà Carletto a Napoli?

Il Napoli di Ancelotti rischia l’Europa

Il punto è che, proprio come Benitez, che con sé portava anche una Champions League in bacheca, è arrivato pure il giorno in cui il Napoli di Ancelotti è scoppiato.

Pareggite cronica, una sfilza di calciatori messi fuori ruolo (e non solo per gli infortuni) e un turnover matto e disperatissimo (finanche Meret e Ospina si alternano, chissà perché, poi).

Il risultato? La confusione, l’Apocalisse partenopea in un settimo posto, momentaneo, che ha gettato nel panico un’intera città.

Come uscirne? Difficile saperlo. Perché se è vero che in campo molti campioni latitano (Mertens e Koulibaly in una delle loro peggiori stagioni di sempre), il problema, probabilmente, è fuori dal rettangolo di gioco.

Le dichiarazioni di De Laurentiis, spaccone  dopo gli incontri per i rinnovi, saltati, di Mertens e Callejon, hanno definitivamente spezzato in due uno spogliatoio che già pendeva verso il fondo dell’Oceano con la grana Insigne, che in Nazionale vola e con l’altro azzurro fa il tornante di fascia (chiedere a Carletto il perché).

Un presidente al quale, oggi, si può rimproverare poco, perché dopo aver investito – forse male – quaranta e passa milioni per Lozano e altri trenta per Manolas, cos’altro può fare un patron per rinforzare tecnicamente una squadra già molto forte?

La guida tecnica di Carlo Ancelotti però è piena di zone d’ombra. Ancelotti appare stranamente rassegnato al destino di alcune partite dove non riesce, neanche con i cambi, a trovare una soluzione decisiva. Quel guizzo che ridia al Napoli lo slancio visto nella colossale partita di Champions contro i campioni in carica del Liverpool (che poi ne hanno fatti tre al City di Guardiola, eh, mica male).

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Come farà il Napoli ad uscire dalla crisi?

Troppo poco una partita e basta in tutta la stagione. Troppo poco se ti chiami Ancelotti e, ormai, Napoli, che da seconda forza del campionato è stata già detronizzata dalla affamata Inter di Conte. Qui si rischia grosso, si rischia di scivolare in Europa League o, peggio ancora, di restare solo in Campania la prossima stagione, bye bye trofei continentali. Che per il Napoli sarebbe un danno economico, e di immagine pure, clamoroso.

De Laurentiis ruspante, il suo braccio destro Ancelotti e la squadra si siedano presto a tavolino, si guardino negli occhi e decidano di onorare questo ciclo stupendo della squadra azzurra. Che traghettino in porto la barca prima di scenderne con gloria, e non con il ricordo nefasto di una stagione giocata senza voglia. Sarebbe imperdonabile.

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