Corriere dello Sport: “Solo un’ombra di Napoli”
TORINO – Il destino ha un’ironia crudele. L’ultima volta che Giovanni Simeone aveva segnato contro il Napoli – quel 29 aprile 2018, tripletta con la maglia della Fiorentina – una città intera aveva pianto la fine del sogno scudetto. Ieri, invece, è stato lui a lasciare il campo con gli occhi lucidi: un ex innamorato che, nella “casa di Maradona”, ha scritto il capitolo più romantico e doloroso della sua carriera. Il Cholito ha regalato al Torino la prima vittoria casalinga della stagione con una zampata da vero centravanti, proprio nel giorno dedicato alla memoria di Gigi Meroni.
Come racconta Fabio Mandarini sul Corriere dello Sport, l’attaccante argentino – due scudetti vinti con il Napoli e un sogno realizzato in Champions League – ha vissuto una serata da protagonista assoluto e da uomo di cuore: scatto in area, dribbling secco su Beukema e Di Lorenzo, tocco preciso per battere Milinkovic. Poi, le scuse ai suoi ex compagni, sincere e commosse. Un gol pesante, il terzo della sua stagione dopo quelli a Roma e Lazio, che segna anche la seconda sconfitta in sette giornate per la squadra di Conte, mai così opaca.
Presagi e rimpianti
Il Napoli aveva creduto di averla riacciuffata al 93’: Lang aveva insaccato dopo un palo di Politano, togliendosi anche la maglia per festeggiare, ma il VAR ha gelato tutto per un fuorigioco millimetrico. Come scrive Mandarini sul Corriere dello Sport, è stato l’epilogo beffardo di una giornata storta. Alle assenze di Lobotka e Rrahmani, pilastri del sistema di Conte, si sono aggiunti in mattinata gli stop di Hojlund (affaticamento) e McTominay (trauma contusivo con sei punti alla caviglia).
Un’emergenza che ha tolto ritmo e qualità: fuori il regista, il centrale guida e le due pedine d’impatto tra centrocampo e attacco. Persino Politano e Buongiorno, appena recuperati, sono partiti dalla panchina. I sostituti, invece, non hanno inciso: Lucca impalpabile, Gilmour addirittura protagonista in negativo nell’azione decisiva, servendo involontariamente il pallone del gol a Simeone.
Eppure il dominio del possesso – 64,3% nel primo tempo, 68,6% finale – è rimasto sterile. Il Napoli non ha mai dato la sensazione di poter realmente ferire un Toro solidissimo, schierato da Juric con un inedito 3-5-2 e due punte vere, Simeone e Adams.
Le scelte e i numeri
Senza McTominay, Conte aveva scelto un 4-3-3 più prudente, con Neres e Spinazzola ai lati del tridente e Lang inizialmente in panchina. Una mossa conservativa che non ha pagato. Con il loro ingresso – e soprattutto con quello di Politano – l’assedio azzurro è diventato più pericoloso, ma non più efficace.
Numeri impietosi: 22 tiri a 12, ma solo 5 nello specchio; 34 cross contro 14, 11 calci d’angolo a 3. Zero gol e due occasioni clamorose divorate da Elmas e De Bruyne. Il Corriere dello Sport sottolinea come l’unico vero sussulto sia arrivato dalla traversa di Anguissa e dal palo di Vlasic, preludio al colpo del Cholito.
Il Napoli, che pure aveva ribaltato una situazione simile contro il Genoa, stavolta non ha avuto lo stesso spirito. «L’atteggiamento giusto deve esserci dal primo minuto», ha ribadito Conte nel post-partita.
Ora gli azzurri rischiano di perdere la vetta se il Milan batterà la Fiorentina. Martedì, a Eindhoven, c’è la Champions contro il PSV, e sabato arriverà l’Inter: due sfide che diranno se la sconfitta di Torino è stato solo un incidente o l’inizio di una crisi più profonda.
